Nel "multiverso" insieme a Doctor Strange: scoprire se stessi attraverso i propri alter ego

Nuovo capitolo della saga Marvel con Benedict Cumberbatch
Stephen Strange di fronte a se stesso. O meglio davanti ai suoi tanti alter ego sparsi per i “multiversi”: un uomo ossessionato dalla perfezione alle prese con i...

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Stephen Strange di fronte a se stesso. O meglio davanti ai suoi tanti alter ego sparsi per i “multiversi”: un uomo ossessionato dalla perfezione alle prese con i propri demoni, col terrore di sbagliare, di perdere, di non saper amare. Dall’altra parte dello specchio un nemico da sconfiggere, una donna “spezzata” come Wanda-Scarlet Witch incapace di venire a patti con la perdita dei figli, disposta a vagare per i multiversi pur di riabbracciarli. Due creature ferite davanti alle vertigini dei propri sentimenti. Nel mezzo, sorta di collante e al tempo stesso creatura contesa, una ragazzina dotata di un potere speciale che non sa controllare, quello di aprire “porte” e attraversare i diversi universi.

LA SAGA

Il secondo capitolo della saga “magica” Marvel, Doctor Strange nel multiverso della follia" vede al timone di comando Sam Raimi, che 20 anni dopo la trilogia di “Spiderman “con Tobey Maguire regala un viaggio spettacolare e barocco che attraversa a tutta velocità action e fantasy abbracciando l’anima “horror” cara al regista. Ecco allora mani che escono dalla terra, morti viventi, spiriti dell’inferno, cadaveri rianimati, specchi che riflettono, inghiottono e trasformano, volti che si deformano, creature implacabili che non perdonano. Al centro del film due storie che si intrecciano:quella dell'amore irrealizzabile di Steven (Benedict Cumberbatch sempre a suo agio nel ruolo) per Christine (Rachel McAdams) e quella della ricerca ossessiva di Wanda col suo dolore incolmabile (brava Elizabeth Olsen a rendere straziante la sofferenza della sua strega): ma traumi e ferite sfiorano tutti i personaggi, dalla ragazzina fuggiasca che teme di aver ucciso le proprie madri agli altri personaggi Marvel che appaiono nel film - Illuminati in primis – costretti a fronteggiare uno Strange e una Wanda diversi da quelle conosciuti. Cui magari, forse, ridare una chance (come nella bella sequenza onirica del professor Xavier di Patrick Stewart).scoprire

IL MONDO

Raimi sembra divertirsi un sacco a catapultare i suoi protagonisti di mondo in mondo, maneggiando disinvolto streghe e stregoni, spiriti maledetti e anime rabbiose spingendo ciascuno dei suoi eroi a riscoprire se stesso dentro le proprie varianti, quasi a voler fare i conti con la propria coscienza. Il marchio Raimi si riflette in movimenti di macchina spericolati fatti di inclinazioni improvvise, zoom, punti di vista dall’interno verso l’esterno, tuffi tra i “multiversi”. Con momenti che restano nella memoria, come l’apertura del film, con la fuga mozzafiato di mago e ragazzina, o la curiosa battaglia tra due diverse versioni di Strange, con note musicali e pentagrammi che diventano armi. Non tutto si amalgama a perfezione in questo secondo capitolo della saga, l’ironia adolescenziale tipica degli Avergners lascia il passo ai toni più cupi della visione di Raimi, più sensibile alla parte psicoanalitica della storia che alle gigionerie fantasy: ciò che conta, per lui, è usare il multiverso come una sorta di specchio per capire se stessi, le proprie scelte, o sentire i rimorsi che feriscono come schegge. Come sempre, guai uscire ai titoli di coda. New entry in arrivo.

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Il Gazzettino