Dall'alta moda all'alta pasta: con Michele Miglionico nasce la "pasta sacra"

Dall'alta moda all'alta pasta: con Michele Miglionico nasce la "pasta sacra"
I protagonisti: Michele Miglionico,  stilista d’alta moda, italiano (o, meglio, lucano di fatto e di cuore), presente come firma al top delle grandi rassegne e...

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I protagonisti: Michele Miglionico,  stilista d’alta moda, italiano (o, meglio, lucano di fatto e di cuore), presente come firma al top delle grandi rassegne e paragonato dalla critica di moda a uno stilista – oggi scomparso - Azzedine Alaja, che la critica gli ha considerato affine per sensibilità, per carattere (difficile), per abilità tecniche sartoriali e soprattutto per una fantasia in libertà. Da sempre schierato in difesa della haute couture fatta soprattutto di realtà manuale , di materiali e di talento stilistico, da qualche stagione ha accresciuto la sua attenzione per la storia della sua terra, intrisa di superstizione e di religiosità ad alto potenziale,  e ha portato nel mondo il quadro irripetibile delle Madonne lucane  come ispiratrici di una delle più belle collezioni dell’alta moda italiana di queste ultime stagioni.  Altro protagonista di questa storia, Giuseppe Focaraccio, agguerrito difensore della grande tradizione lucana, soprattutto di quel primato che la “storia della pasta” assegna alla Basilicata. Se andiamo a rispolverare le origini della pasta “occidentale”  (tutt’altra cosa rispetto a quella orientale)  troviamo che le prime ricette relative alla pasta nascono nella Magna Grecia, esattamente nel luogo dove si trova il secondo protagonista di questa storia: “Gusto Fantastico”,  il pastificio di Giuseppe Focaraccio che recentemente ha avviato una attività co-branding con Miglionico per la produzione di un nuovissimo tipo di pasta. In Italia abbiamo, tra varie altre,  la pasta col ferretto calabrese, la pasta di Gragnano e gli scialatelli campani, i Malloreddus sardi, trofie in Liguria), la “pasta chi sardi” o la pasta alla Norma  di Sicilia ,le orecchiette pugliesi, gli strascinati baresi, le tagliatelle bolognesi, ed ora con il placet dei grandi stilisti, abbiamo la “pasta sacra” , del pastificio "Gusto fantastico", che ha suggerito a Miglionico un viaggio immaginario della religiosità verso la realtà semplice del quotidiano.

L’ultima sfilata di Miglionico, un’alta moda sofisticata e raffinatissima  ispirata ai costumi immaginati per le Madonne lucane -  presentata  nel giugno scorso nella chiesa consacrata del Purgatorio di  Matera -  si è rivelata preziosa anche per gli apporti  artigianali locali voluti dallo stilista lucano (primo fra tutti la scoperta più recente di un poeta del tessuto stampato a immagini, Donato Cirella, di Pomarico). Ma soprattutto  per la concomitanza con l’annuncio della nuova produzione d’ alta pasta, la “pasta sacra”, nata dall’incontro tra due aquile dello stile: Miglionico e Focaraccio.
Formato piccolo e medio, dettato dalla simbologia religiosa -  che suggerisce come elementi di rilievo il calice, la bibbia, la croce - bella da guardare e superba da mangiare con quel quid segreto che fa della zona di Matera una terra di produzione imbattibile di pane e pasta , l’iniziativa tra il blasfemo affettuoso e la superstizione come credo, evoca momenti poetici , polemici, cinematografici ben presenti nella memoria del nostro tempo. Era il 1930 quando Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto della Cucina Futurista lanciava la sua crociata contro gli spaghetti, accusati di “ uccidere l’animo nobile, virile e guerriero degli Italiani”.  La risposta ironica e spiritosa venne da uno chef del ristorante Biffi di Milano che  affisse un’immagine di Marinetti nell’atto di mangiare una pastasciutta. La didascalia diceva: “Marinetti dice Basta/ messa la bando sia la pasta/poi si scopre Marinetti/che divora gli spaghetti”.

Solenne e “patriottica”  invece la dedica di Cesare Marchi , in “Quando siamo a tavola” di Rizzoli (1990) : “IL nostro più che un popolo è una collezione. Ma quando scocca l’ora del pranzo, seduti davanti a un piatto di spaghetti, gli abitanti della Penisola si riconoscono italiani. Neanche il servizio militare, neanche il suffragio universale (non parliamo del dovere fiscale) esercitano un uguale potere unificante. L’unità d’Italia sognata dai Padri del Risorgimento, oggi si chiama pastasciutta”.
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Il Gazzettino