L’intero paese è mobilitato. Nei momenti difficili l’Italia si ricompatta, dando dimostrazione di grande solidarietà e anche di efficienza. Certo, solo...
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Ma, si sa, quando si è con l’acqua alla gola la catena di comando si accorcia e le decisioni diventano rapidissime. L’atmosfera è quella della Motor Valley, dove c’è l’eccellenza del made in Italy nel campo dell’elettronica e della meccanica. La Siare Engineering, un’azienda emiliana che produce questi tipi di apparecchi per ospedali specializzati (venduti soprattutto all’estero), nei giorni scorsi è stata contattata dal governo per interrompere le esportazioni e potenziare al massimo la produzione per rispondere all’emergenza del coronavirus.
Se l’epidemia dovesse accelerare, l’unica risposta sarebbe di disporre del maggior numero possibile di apparati che aiutano la respirazione. La Siare abitualmente ha 35 dipendenti e fattura circa un milione al mese ma l’obiettivo attuale che ha richiesto la Protezione Civile è di assemblare 125 respiratori salvavita a settimane, duemila entro luglio. Dal territorio la situazione emergenziale è rapidamente risalita fino a Torino dove c’è la sede di Fca e, soprattutto, della Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla, fra l’altro, Fiat Chrysler, CNH e Ferrari e fino all’anno scorso anche la Magneti Marelli.
Fca, Ferrari e Marelli, in questi giorni con le linee ferme per non esporre gli operai al contagio e per gestire il fermo di mercato (problema che non ha il Cavallino che ha i suoi modelli con un’attesa media di oltre un anno), si sono messe a disposizione e ora si sta studiando il tipo più adatto di intervento. Si va dall’utilizzo di alcuni macchinari per le produzione, al potere contrattuale della grande azienda sui fornitori, dalla messa a disposizione di personale specializzato fino ad ospitare parte della produzione negli impianti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino