CONVEGNO A.I.C. E UN LIBRO PER RICORDARE PELEGRINO ARTUSI

CONVEGNO A.I.C. E UN LIBRO PER RICORDARE PELEGRINO ARTUSI
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Elegante.  E’ il primo aggettivo che mi suggerisce un  libello che si impone per  il  contenuto di colta  piacevolezza , per le illustrazioni intrise di quella sicurezza che può permettersi la semplicità ma anche per   una cura editoriale di grande rilievo.  “La cucina veneta” , di Rosamaria Rossomando Lo Torto, editore Lineadacqua,  è la chicca che ha concluso un incontro importante dell’ A.I.C. - Accademia Italiana della Cucina organizzato a Venezia, in Palazzo Franchetti per celebrare il  bicentenario della nascita di  Pellegrino  Artusi  “romagnolo di nascita e fiorentino di adozione”  ,il maestro della cucina che nel 1891  lanciò il primo grande trattato con ricette gastronomiche prelibate, tutte personalmente sperimentate.  E’ l’unico  trattato gastronomico  che è riuscito a imporsi con il nome e cognome dell’autore anziché  con il titolo e che ancora oggi rappresenta citazione di correttezza culinaria, di conoscenza, di storie saporose legate a ogni piatto celebrato. Di lui -  nel convegno condotto dalla presidente della Delegazione veneziana, prof,. Rossomando, hanno parlato   Laila Tentoni,  presidente di Casa Artusi, il prof. Alberto Capatti, il notissimo studioso che  ha riferito note e curiosità con  dovizia di cenni storici.  Dopo  di lui , cenni di cronaca contemporanea intorno alla gastronomia domestica sono stati evocati piacevolmente da Leda Vigliardi Paravia, autore di “Cucinare con gli Amici, per gli Amici”. In  chiusura , il segrretario dell’Accademia Italiana della Cucina, Roberto Ariani , ha salutato il pubblico  ( intervenuto con rispetto assoluto di ogni regola antiCovid applicata da un’organizzazione efficiente e  attenta alle disposizioni vigenti) ,  ricordando che questo convegno era stato predisposto a Venezia  per il marzo scorso per  celebrare correttamente  la data di nascita di Artusi , ma che l’evento era stato costretto a prorogarsi per l’arrivo della pandemia .

A Rosamaria Rossomando Lo Torto,  ha dedicato parole i e affettuose e ammirate Pier Alvise Zorzi (figlio dello storico di Venezia Alvise Zorzi e nipote di Elio Zorzi) , che ha sottolineato  la correttezza  storica  che è alla base della qualità del libro  (“La cucina veneta”)  unita alla piacevolezza di una esposizione semplice e realistica di ricette antiche, tramandate dall’Artusi e messe a giudizio contemporaneo  anche da un pranzo eccezionale preparato per l’occasione  - con la supervisione di Rosamaria - da  Mara di “Fiore” dopo il convegno . C’è il taglio della letterata, la curiosità della ricercatrice, la correttezza della storica nelle paginette che la Rossomando  svolge con pazienza invitando il lettore a  momenti sereni da trascorrere  intorno a una tavola dove primeggino  i  cibi della  cucina veneta.
“La semplicità in cucina - ricorda Arrigo Cipriani che firma la prefazione, -  è la garanzia del mangiar bene” .  Una massima  questa - cara  al “signore”  dell’Harry’s  Bar  -  che ,  come ricordava Capatti,   esprime tuta la filosofia dell’ Artusi che  non amava “ i soloni , ovvero  “i cuochi  da baldacchino” ,  intenti a far credere che la loro arte fosse tutta genio e perfezione“.

Tanti piatti veneziani che ancora accompagnano il nostrro vivere veneziano, primo fra tutti quello che erroneamente  fuori Venezia chiamano risotto di piselli e invece è il nostro particolarissimo risi e bisi, alla doppia onda, con ricetta che la Rossomando Lo Torto ci consegna classica e veritiera.  Il loro  verde   particolare , il sapore che parla di  primavera , esaltava  D’Annunzio che,  quando scriveva a qualcuno dai suoi soggiorni veneziani , siglava i saluti nelle sue  lettere anziché  con   nome e cognome con un venezianissimo “risi e bisi”.
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Il Gazzettino