Nell'ultimo disco la sorprendente vitalità di Yusuf/Cat Stevens

Yusuf/Cat Stevens
Non è mai facile scrivere di Cat Stevens. Un po’ perchè la voce di Yusuf/Cat Stevens è rimasta pressochè intatta e quindi spiazzante e poi...

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Non è mai facile scrivere di Cat Stevens. Un po’ perchè la voce di Yusuf/Cat Stevens è rimasta pressochè intatta e quindi spiazzante e poi perchè il suo avvento negli anni Settanta sulla scena internazionale ha influenzato, e non poco, chi in quel periodo iniziava a cimentarsi con la musica. Creando, di fatto, un filone stilistico destinato a durare nel tempo e un esercito di ammiratori.

Steven Demetre Georgiou (poi convertito Yusuf Islam) era sempre presente con quelle ballate intramontabili e con una creatività da fare solo invidia a chi si trovava costretto a ripetersi senza tanti entusiasmi.
Ora, però, Yusuf è tornato in pista, a 74 anni, con un sorprendente disco “King of a land” che anche se sembra ripercorre alcune strade già battute dall’artista inglese, si configura come un raffinato affresco sul nostro tormentato presente. Nelle dodici tracce Cat Stevens parla di speranza, di libertà, di voglia di riscatto e lo fa anche attraverso una serie di disegni (come spesso gli accade focalizzati sull’ingenuità e la spensieratessa dei bambini) realizzati con tanto sentimento dall’amico Peter Reynolds che ne affiancano con efficacia i testi. La musica è di livello perchè la band può passare da un contesto orchestrale ad un rock molto sostenuto, dalla voce sognante impreziosita dalle sonorità del folk inglese alla bella citazione del “Lago dei cigni” nella notevole “How Good it Feels”. 
In mezzo c’è lo stile del musicista, forte di arrangiamenti eleganti e di un brano, quello che da il titolo a questo lavoro uscito lo scorso giugno, composto nel classico stile di Cat Stevens e per questo destinato a farsi notare a lungo. 
Il mondo di Ysuf/Cat Stevens, con quel fraseggio sempre molto ordinato da sembrare quasi perfetto, è solido e ricco di proposte e di riflessioni sull’oggi. Invidiabile. Non poco in tempi di suoni banali e prevedibili. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino