Carceri più aperte per diminuire i reati

Carceri più aperte per diminuire i reati
Carceri più aperte; più lavoro e attività per i detenuti; maggior...

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Carceri più aperte; più lavoro e attività per i detenuti; maggior ricorso alle pene alternative. Se ne parla da anni, ma ben poco (o quasi nulla) è stato fatto finora per affrontare in maniera concreta la questione del sovraffollamento dei penitenziari e, più importante ancora, per cercare di trasformare davvero la pena in uno strumento di rieducazione. Ben vengano, dunque, i progetti del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, la quale ha recentemente annunciato l'aumento delle ore d'aria e delle occasioni di lavoro in carcere. Non è questione di buonismo. Le statistiche parlano chiaro: nei penitenziari più "aperti" dove i detenuti sono impegnati in varie attività, diminuisce il numero di recidive. Ovvero la persona che esce dal carcere si trova più difficilmente a commettere altri reati. E lo stesso accade grazie all'utilizzo delle misure alternative e dei vari benefici, dai permessi alla semilibertà. Sbaglia due volte, dunque, chi ritiene necessario - e non sono pochi - gettare la chiave dopo aver chiuso in cella chi ha commesso un reato. Sbaglia non soltanto dal punto di vista umano (in quanto ogni persona ha diritto ad essere trattata con dignità e rispetto, come dice la Costituzione), ma anche dal punto di vista più utilitaristico: più un detenuto è trattato male, tenuto in celle anguste e sovraffollate, senza alcuna concreta occasione di reinserimento nella socità, più è pericoloso per gli altri. Una lezione in questi senso ci arriva da Padova, uno dei penitenziari all'avanguardia in Italia. Al Due Palazzi numerosi detenuti hanno la possibilità di lavorare e un gruppo ha messo in piedi, assieme alla colleborazione alcuni volontari, perfino una rivista - Ristretti Orizzonti - che si occupa dei temi della giustizia e della pena e che, nel corso degli anni, è diventato un punto di riferimento perfino per il ministero della Giustizia, alla luce dell'approfondimento che riserva ai dati e alle statistiche sul tema. Dal carcere i detenuti incontrano spesso anche gli studenti per raccontare i loro errori; per spiegare che la società non è divisa rigidamente in "buoni" o "cattivi"; per invitarli a stare attenti perché può capitare a tutti un giorno di sbagliare e di ritrovarsi improvvisamente dall'altra parte. Da dietro le sbarre, al Due Palazzi, ci sono storie che meritano di essere raccontate: dall'ex spacciatore tunisino che è diventato un grande pasticcere, al giovane albanese che, scontando una dura condanna per sequestro di persona si è laureato e, ora che è tornato uomo libero, ha deciso di restare in carcere come volontario per aiutare gli altri. Le esperienze positive dei penitenziari più "illuminati" devono diventare di esempio e di modello: solo così si potrà affrontare (e risolvere) l'emergenza carceri in Italia.
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Il Gazzettino