Cannes 75, giorno 10. Inafferrabile Serra, Kore-eda delude, da Dhont arrivano lacrime

Cannes 75, giorno 10. Inafferrabile Serra, Kore-eda delude, da Dhont arrivano lacrime
PACIFICTION di Albert Serra (Concorso) – A Tahiti, nella Polinesia francese, l’Alto commissario De Roller (un...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PACIFICTION di Albert Serra (Concorso) – A Tahiti, nella Polinesia francese, l’Alto commissario De Roller (un magistrale Benoît Magimel, candidato numero 1 al premio per il miglior attore) sembra tenere in mano la situazione, tra bar, discoteche, incontri, personaggi loschi e misteriosi. Un posto meraviglioso da vacanza, ma che nasconde sempre più insidie e pericoli. Mentre altrove, nel mondo, la situazione non pare essere la più serena. Finalmente promosso al Concorso, lo spagnolo Albert Serra sfodera il suo incredibile talento, attraverso la decostruzione narrativa, ambientale e sociale, rimodulando, nell’enclave da Eden, le tensioni crescenti di una umanità che finge di vivere serenamente. Nelle quasi tre ore di durata del film (non per tutti, ma di indicibile fascino), Serra imprime alle immagini una cadenza di vertiginosa attesa, dove possa succedere il magnifico e l’irreparabile, specie nell’ultima mezzora, dove la costante tensione, impalpabile e forse immaginaria, crea un’atmosfera insopportabile di disagio, al netto di location paradisiache. Film che non può che dividere. Qui siamo nettamente per il sì. Voto: 9.

BROKER di Kore-eda Hirokazu (Concorso) – Nella pioggia una donna abbandona un neonato davanti a un “baby boxes”, un’altra donna lo mette dentro, due uomini lo prendono in consegna, ma non hanno belle intenzioni: sono trafficanti di bambini. Due poliziotte seguono le loro tracce, mentre la madre torna, avviene un omicidio, e un’inattesa piccola “famiglia” si crea. Dal riassunto si capisce che sono presenti tutti i temi cari al regista giapponese, ma stavolta la sensazione è quella del modesto riciclaggio, a iniziare dal tema principale (i bambini abbandonati), che stava all’origine di “Un affare di famiglia”. Tutti i personaggi sono poco credibili, come le loro azioni e la sensazione è che ormai questo filone si sia consumato o che Kore-eda non riesca a trovare nuova linfa per renderlo interessante. Conservatore dal punto di vista sociale (la famiglia su tutto, a qualsiasi costo), stavolta anche il suo sentimentalismo diventa purtroppo piuttosto zuccheroso. Forse il suo film meno riuscito. Voto: 5.

CLOSE di Lukas Dhont (Concorso) – Leo e Remi sono due giovani adolescenti di 13 anni. Sono amici per la pelle e forse, per il mondo di “sentire” la loro vicinanza, anche qualcosa di più, anche se a quell’età è spesso ancora tutto confuso. Giunti alla nuova scuola, sono immediatamente oggetto di scherno da parte dei compagni. I timori di essere etichettati portano Leo ad allontanarsi, anche in modo ruvido, dall’amico, che essendo l’elemento più fragile, ne paga le conseguenze. Dopo “Girl”, il suo film d’esordio premiato proprio qui a Cannes nel 2018, il giovane regista belga affronta ancora il tema dell’indeterminazione (ieri del corpo, oggi dei sentimenti), con la già risaputa sensibilità. Ne esce un ritratto credibile di due ragazzini (molto bravi i due giovani attori), un po’ troppo cinematograficamente precisino, ma capace di far scendere lacrime non ricattatorie. Attento a restare sul crinale di una sessualità ancora non espressa, dimostra come la società (i compagni di classe) possa ferire i sentimenti e portare le persone più deboli a sentirsi indesiderate; e come il mondo degli adulti faccia sempre fatica a captare il malessere dei propri figli. Voto: 6,5.

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino