Berlinale, giorno 3. Disco boy, una sorpresa Il giovane cinema italiano brilla in Concorso

Berlinale, giorno 3. Disco boy, una sorpresa Il giovane cinema italiano brilla in Concorso
Balzo del Concorso, che registra due film molto interessanti, compreso l’esordio italiano di Giacomo Abbruzzese, unico nostro titolo in gara, ma anche una rovinosa caduta....

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Balzo del Concorso, che registra due film molto interessanti, compreso l’esordio italiano di Giacomo Abbruzzese, unico nostro titolo in gara, ma anche una rovinosa caduta. Però qualcosa si muove.

DISCO BOY di Giacomo Abbruzzese (Concorso) – Nativo di Taranto, ma da tempo trapiantato a Parigi, con all’attivo alcuni “corti”, Abbruzzese firma la sua opera prima “Disco boy”, che dimostra un’idea precisa di cinema, poco allineata, specie per la media italiana, capace di sradicare il racconto in frammenti e disporli per immagini, con uno sguardo onirico e visionario. Il bielorusso Aleksei esce dal suo Paese per seguire una partita di calcio, ma durante il tragitto scappa con un amico, per raggiungere la Francia e la libertà. Ma resta presto solo: durante l’attraversamento di un fiume l’amico muore. Si arruola alla Legione straniera e finisce a combattere la guerriglia locale, che si oppone al potere delle compagnie petrolifere, che distruggono il paesaggio e i villaggi. Capisce di essere ancora dalla parte sbagliata. Un film che parla e mostra corpi in movimento geografico e politico, ma anche fisico con la danza a governare e simboleggiare i rapporti umani. Una visione contemporanea del mondo e un cinema dall’ampio respiro, che si spera trovi appoggi in giuria. Franz Rogowski dà al solito un apporto attoriale fondamentale. Voto: 7,5.

THE SHADOWLESS TOWER di Zhang Lu (Concorso) – Gu è un critico gastronomico divorziato e da bambino non ha più contatti con suo padre, accusato allora di molestie sessuali senza trovare mai una prova. Nel frattempo allaccia una relazione con una fotografa. Scoperto dove vive il padre, si mette alla ricerca per suturare questa ferita esistenziale. Il cinese Zhang Lu gira un film coinvolgente, con una regia attenta alle emozioni che provano i personaggi, dall’uso del fuoricampo al cambiamento di situazione all’interno della stessa inquadratura, tracciando rapporti in continuo movimento. Siamo dalle parti di Lee Chang-dong (citato con “Burning”), in un film che fa della lentezza un pregio e che nelle quasi due ore e mezzo di durata le fa sentire raramente, tra affetti inconsolabili, memoria del passato e senso di colpa. Voto: 7,5.

MANODROME di John Trengove (Concorso) – Ralphie si guadagna da vivere facendo l’autista Uber. Ha una compagna, che sta aspettando un bambino. La sua giornata è abbastanza monotona, ma ha il culto della forza e del corpo, che sviluppa frequentando una palestra, dove affiorano inquietudini esistenziali, con attrazioni omosessuali, che si trasformano in omofobia. Coinvolto da un amico di palestra all’interno di una setta di soli uomini, che predica la supremazia maschile e la totale dipendenza dalle donne, finisce col perdere ogni controllo. Trengove cerca di descrivere lo squilibrio psico-fisico di un uomo incapace di amare, ma la discesa all’inferno è troppo programmata, in un crescendo che fa esplodere la rabbia in un esibizionismo morboso, con uno stile greve e pesante, mancando anche l’aggancio al grottesco e a una specie di redenzione confessionale finale con un angelo-alieno. Nemmeno Jesse Eisenberg e Adrien Brody salvano il film. Voto: 4.

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Il Gazzettino