Amaro Freitas, dalla vita in estrema povertà alle copertine delle riviste. Quando rinunciò al conservatorio perché non poteva pagare il bus

Amaro Freitas
È abbastanza raro che la città, soprattutto fuori dai festival, lanci le avanguardie internazionali del momento. In questo caso la fortunata scelta è legata...

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È abbastanza raro che la città, soprattutto fuori dai festival, lanci le avanguardie internazionali del momento. In questo caso la fortunata scelta è legata all’arrivo a Venezia del pianista brasiliano Amaro Freitas, nome di spicco della nuova scena del pianismo jazz sudamericano.

Un pianista da copertina

Per capire l’importanza del musicista del Pernambuco (la stesso paese dell’indimenticabile Nanà Vasconcelos) basti pensare che proprio a lui è stata dedicata la copertina di marzo della rivista dic ritica “Musica jazz”. In passato, tra Mestre e Venezia, simili coincidenze non erano certo rare, ora la sua esibizione di domenica 24 marzo al Laguna Libre di Cannaregio può anche rappresentare una sorta di evento. Visto, appunto, il contesto non sempre esaltante.


 

Freitas, innovazione anticonvenzionale

Partito da Recife, Amaro Freitas ha quindi saputo rinnovare il linguaggio musicale brasiliano con una prospettiva particolare, sempre rivolta alla storia del suo Paese. Nel concerto veneziano, organizzato dal circolo culturale Caligola, ha proposto soprattutto i brani del suo quarto disco “Y’Y” che nasce proprio dalla volontà di raccontare, in modo del tutto anticonvenzionale, quello straordinario mondo rappresentato dall’Amazzonia. Il disco, il cui titolo non a caso prende lo spunto dai fiumi, rappresenta una sorta di immersione nelle tradizioni e nei ritmi dell’Amazzonia con particolare riguardo verso le culture antecedenti la colonizzazione.


La povertà e la svolta

Un denso ed intrigante viaggio nell’Amazzonia, quindi, ma anche una rivisitazione della musica brasiliana con tanto di elettronica e sperimentazione jazz. Cresciuto in un contesto di estrema povertà (Freitas non era riuscito a proseguire nelle lezioni del conservatorio perché non aveva i soldi per l’autobus), la svolta arriva quando, grazie al suo talento e a quella particolare sensibilità legata ai suoni del Pernambuco, si impone con determinazione sulla scena brasiliana ad appena 22 anni. Da qui la scelta di dare una nuova prospettiva alle radici della musica nera, a caballo tra Africa e Brasile, seguendo prevalentemente la lezione pianistica di Chick Corea e Thelonious Monk.

 

giampaolo.bonzio@gazzettino.it

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Il Gazzettino