Tutti di corsa? Sì. Per finire prima in cassa da morto, principale effetto collaterale di vite adrenaliniche sempre più compresse e concitate. Non tutti vivono...
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Scegliere di rallentare significa saper alternare giorni rapidi e intensi, a giorni morbidi, silenziosi e riflessivi: il sabato, o la domenica, possono essere perfetti per consentirsi un rallentamento dedicato all’ascolto di sé, di quello che si muove nel profondo dell’anima, delle emozioni negative che altrimenti ci ingorgano e avvelenano cuore e cervello, ma anche di quelle positive, che vorrebbero sbocciare per renderci (ancora) più felici. Spenti TV, radio, musica, e social in genere: abitare un black-out temporaneo e scelto, senza hacker, per ritornare ad ascoltarsi e riflettere su di sé, in beata solitudine. Il camminare, o il fare un giro in bici in campagna o lungo un canale, a telefono spento, o dedicarsi al giardinaggio, sono modi semplici e antichi per riprendere contatto con il corpo e con la mente. Ridurre la frenesia quotidiana significa dedicare almeno un’ora al giorno all’attività fisica, anche il semplice camminare fuori o andare in bici: respirando lentamente e a fondo, osservando il cielo o un giardino e il mutevole colore dorato delle foglie d’autunno. Un’ora ineludibile, “non negoziabile” come mi piace dire. Il tempo si trova, se si vuole. Rinunciando ad altro, incluso lo stare troppo sui social. Troppa vita virtuale divora il rapporto con il mondo reale e nuoce alla salute fisica, innanzitutto, e poi mentale.
Moltissime donne sono infiammate, gonfie, piene di ritenzione idrica, con posture tremende: furiose con la cellulite, non la leggono come un semaforo rosso per la salute, prima ancora che estetico. Cercano la pillola magica, o il trattamento miracoloso, per farla andare via: senza accettare che quella cellulite che ci avvolge come un vestito usurato è figlia e conseguenza di stili di vita nefasti che uccidono l’armonia metabolica del corpo, a cominciare dall’inattività fisica, ancora dominante tra le donne. Molte di loro si lamentano di “essere sempre stanche”, tristi, demotivate, malinconiche. Certo, può esserci un problema di anemia da carenza di ferro, che colpisce almeno un terzo delle donne, e va indagato; o un problema di malfunzionamento della tiroide; oppure altre disfunzioni ormonali a carico dell’ovaio o del surrene. O infiammazioni, da dolore cronico, che rallentano anche l’attività del cervello, causando depressione: diagnosi e cura accurata sono indispensabili. Non sono tuttavia alternative a buoni stili di vita e a pause riflessive: anzi, si integrano perfettamente. Invece di rassegnarci al divano della stanchezza, davanti alla TV, consentiamoci una pausa abitata dalla vita: che si allungherà luminosa, se ascoltiamo in silenzio la sua musica. Anche meditando. www.alessandragraziottin.it Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino