Addio ad Adriano Mazzoletti, memoria storica del jazz

Addio ad Adriano Mazzoletti, memoria storica del jazz
È stato uno dei grandi divulgatori del jazz in Italia. Ed ora il mondo della musica di matrice neroamericana piange la scomparsa di Andriano Mazzoletti, classe 1935, nome...

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È stato uno dei grandi divulgatori del jazz in Italia. Ed ora il mondo della musica di matrice neroamericana piange la scomparsa di Andriano Mazzoletti, classe 1935, nome di spicco della critica musicale italiana. Mazzoletti, che è rimasto invidiabilmente attivo fino agli ultimi tempi, ha rappresentato di fatto la seconda linea del giornalismo musicale dietro ai pionieri Arrivo Polillo e Gian Carlo Testoni dai quali aveva ereditato la passione non solo per il jazz, ma anche per i suoi protagonisti. Da qui la scelta del tutto naturale di portare a Perugia Louis Armstrong per non parlare del suo legame con Chet Baker. Ma è soprattutto dagli anni Sessanta che il suo nome inizia a farsi largo in un periodo, è bene ricordarlo, in cui il jazz faceva una certa fatica ad imporsi nelle rassegne culturali.

Oltre agli innumerevoli libri e alla direzione della storica enciclopedia del jazz per Armando Curcio, Mazzoletti si è distinto da altri critici della stessa generazione soprattutto per la sua lunga esperienza nella radiofonia Rai. Tra i suoi programmi “La coppa del jazz, “L’angolo del jazz” e “Rotocalco musicale”. Un approccio rigoroso e appassionato, il suo, che è servito come base di partenza anche per decine di giovani critici che si sono formati suoi suo testi e che hanno iniziato ad apprezzare stili e solisti che non sempre erano facili da decifrare. Tantissimi, in queste ore, i musicisti e gli addetti ai lavori che stanno ricordando il celebre critico e autore, la sua determinazione la sua instancabile voglia di scoprire nuovi talenti. 
«Il mondo del jazz perde la sua memoria storica - spiega infatti un commosso Paolo Fresu che ricorda anche il testo “Il jazz in Italia vol. III” sul quale Mazzoletti stava lavorando da tempo - e l’anello di giunzione tra il passato e il presente della nostra musica». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino