74 Cannes, giorno 7. Farhadi torna super Corpi e metalli, Titane non basta l'estetica

74 Cannes, giorno 7. Farhadi torna super Corpi e metalli, Titane non basta l'estetica
Stiamo arrivando alla fine. Restiamo nella medietà. Pochissime le cose inguardabili, ma altrettante quelle memorabili. Accontentiamoci. Ma le aspettative erano migliori. ...

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Stiamo arrivando alla fine. Restiamo nella medietà. Pochissime le cose inguardabili, ma altrettante quelle memorabili. Accontentiamoci. Ma le aspettative erano migliori.

A HERO di Asghar Farhadi (Concorso) – Rahim è in prigione per un debito non azzerato. Uscito per un breve permesso, deve cercare di saldare la situazione. La sua fidanzata trova casualmente una borsa contenente monete d’oro. Rahim però non le vuole usare a suo vantaggio, cercando di ritrovare il legittimo proprietario. Diventa così una specie di eroe. Ma il mondo mediatico lo espone a situazioni intricate. Tornato in Iran, dopo un’infelice parentesi spagnola, il regista pluripremiato ritrova la sua migliore scrittura, tra le più incisive in circolazione, e ritorna a descrivere un racconto morale, interrogandosi sulle scelte del singolo e sull’effetto che esse fanno sull’opinione pubblica. Un film che ha ambizione di premio, molto parlato ma dalla cadenza di un thriller psicologico ed etico. Voto: 7.

LA CROISADE di Louis Garrel (Cinéma pour le climat) – La vita di Abel (lo stesso Garrel) e Marianne (Laetitia Casta) viene sconvolta quando il loro figlio afferma candidamente di aver venduto molte delle loro cose preziose, per finanziare un progetto internazionale di ragazzi e adolescenti destinato a salvare l’ecosistema del pianeta. Tra i primi scopi quello di portare l’acqua nel deserto. Un piccolo film divertente su un tema scottante, che ha il sapore della fiaba. Dura soltanto 67 minuti (grande pregio ai festival), racconta una urgenza drammatica, ma la candida affermazione dei giovanissimi è sincera e appassionata. E quando tutto sembra cadere, come nelle favole arriva la bacchetta magica e il sogno sembra avversarsi. Ma forse è solo una “fata morgana”. Voto: 6,5.

TITANE di Julia Ducourneau (Concorso) – Una bambina infastidisce il papà che sta guidando. L’incidente stradale provoca gravi ferite alla ragazza, sottoposta a un intervento con titanio. Anni dopo inspiegabili delitti la vedono protagonista, mentre per sfuggire alla cattura si spaccia per un figlio di un pompiere scomparso anni prima. Ducourneau gioca con il fuoco (e il metallo). Ne esce un film abbondantemente furibondo e chiassoso, violento e scioccante. Ma il gioco è pericoloso: se stai sulle tracce di Cronenberg e Tsukamoto, da “Crash” a “Tetsuo”, non basta solo un’estetica spinta e imitativa, sulla quale la regista di “Raw” si salva. Ma oltre non si va: il film resta innocuo e soprattutto vuoto di uno scandaglio reale sui corpi e sull’intruso. Bravissimo al solito Vincent Lindon e anche la protagonista Agathe Rousselle. Ma ci si diverte: e il massaggio cardiaco con la “macarena” è già cult. Voto: 5,5.

 

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Il Gazzettino