74 Cannes, giorno 6. Italia, presente e Futura La noia giocosa di Wes Anderson

74 Cannes, giorno 6. Italia, presente e Futura La noia giocosa di Wes Anderson
Il Festival prosegue tra voci allarmanti di contagi (non confermate) e l'esuberanza numerica dei film da seguire. Ma il livello resta medio (e ormai complessivamente un...

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Il Festival prosegue tra voci allarmanti di contagi (non confermate) e l'esuberanza numerica dei film da seguire. Ma il livello resta medio (e ormai complessivamente un po' deludente, rispetto agli strombazzamenti e alle aspettative della vigilia).

FUTURA di Pietro Marcello, Francesco Munzi, Alice Rohrwacher (Quinzaine) – Cosa pensano oggi i giovani italiani? Quali prospettive hanno per il futuro? Che tipo di società immaginano? Tre registi italiani attraversano il Paese in cerca di un “archivio” futuro che spieghi l’oggi con gli occhi e la testa di chi avrà un domani. Sulla scia di Comencini, Soldati e soprattutto Pasolini, la cui eco di “Comizi d’amore” è piuttosto evidente, pur nella diversità dell’approccio dei registi, Marcello, Munzi e Rohrwacher mantengono una distanza con il mondo investigato, cercando di colmarla attraverso anche i propri pensieri, con la propria voce fuori campo, ma senza volersi intromettere. Ne esce un documentario interessante ma forse anche datato, un po’ gonfio qua e là di retorica, dove non sempre i ragazzi danno idea di “spontaneità”. Un insieme collettivo che alla fine riesce a dare comunque una sufficiente mappatura attuale degli adolescenti. Molto bello il finale, che però sembra appartenere ad altro. Voto: 6.

THE FRENCH DISPATCH di Wes Anderson (Concorso) – Nella città francese immaginaria di Ennui-sur-Blasé si stampa il supplemento settimanale del quotidiano americano Evening sun di Liberty, Kansas. Quando il proprietario muore, viene pubblicato una specie di best of degli articoli apparsi negli anni, tre di questi diventano oggetto del film. Niente di nuovo sul fronte Wes Anderson, dalle sue ossessioni stilistiche alla sua ironia astratta della realtà. Un regista che ha scelto di essere prigioniero di se stesso, capace con la sua insistenza estetica a rendere vacua ogni storia, vittima di un disincantato sberleffo, mai corrosivo ma semplicemente manieristico, come la composizione di ogni inquadratura dalla simmetria esasperata, ogni carrello laterale, ogni caramellosa scenografia, qui tutto in formato 1:1. Peccato perché la smodata fantasia di Anderson, fin troppo esuberante, meriterebbe maggior elasticità. Non è un caso che il meglio gli venga quando entra nell’area dell’animazione, che è un campo dove tutte le sue fissazioni si esprimono più compiutamente. Molti comunque si divertono, ma è come ascoltare un cantante, magari anche bravo, che incide sempre lo stesso disco. Non c’è mai sorpresa. Ma stare al gioco di questa insopportabile giocosa noia, aiuta. Pazzesco il cast. Voto: 4 (automatico).        

PETROV’S FLOU di Kirill Serebrennikov (Concorso) – In una Russia dominata dal caos, un giorno (un giorno?) nella vita di Petrov (e della moglie), mentre si aggira una strana influenza, che colpisce anche Petrov stesso. Un film debordante, instabile, bulimico e magmaticamente esplosivo, che Serebrennikov conduce esasperando claustrofobici spazi e affastellando storie, corpi, generi. In mezzo a tanta tellurica rappresentazione, c’è anche spazio per la tenerezza. Un film disturbante, ma che alla lunga riesce perfino ad affascinare. Voto: 6.

 

 

  

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Il Gazzettino