Uno studio pubblicato su Nature rivela che le balene utilizzano un...
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Il canto delle balene disturbato dalle navi
Nella laringe l’aria vibra tra le corde cartilaginee, proprio come fa tra le corde vocali di un essere umano per produrre il suono. Prima di passare in una sacca laringea, l’aria viene riciclata nei polmoni prima di vocalizzare di nuovo. La scoperta di Coen Elemans riguarda l’uso alternativo, e forse concomitante a seconda della specie, di un cuscinetto di grasso situato sopra le corde cartilaginee. Ciò consentirebbe di produrre un altro suono. Questa osservazione è stata ottenuta registrando le vibrazioni prodotte da un flusso d’aria in campioni di laringe. «Il che è ancora impossibile da osservare in un animale vivo, date le sue dimensioni», osserva Joy Reidenberg. L’autrice dello studio si chiede tuttavia se l’ipotesi emersa dalla ricerca possa spiegare come alcune balene riescano a produrre almeno due suoni diversi allo stesso tempo. Uno dei limiti dell’esperimento è che è stato condotto all’aria aperta con campioni di laringe. Questi non spiegano come i suoni prodotti all’interno dell’animale possano propagarsi fino all’acqua. Le misurazioni effettuate dall’equipe di Coen Elemans stabiliscono anche limiti fisiologici alle gamme di frequenza dei canti, alla loro durata e alla profondità a cui le balene possono emetterli. Queste vocalizzazioni si trovano quindi essenzialmente alle stesse profondità e frequenze dei suoni prodotti dal traffico marittimo. Interrompendo qualsiasi comunicazione tra cetacei.Il Gazzettino