Il ragno “iberico” più grande d'Europa è arrivato in Italia, ecco come evitarlo

Il ragno “iberico” più grosso d'Europa è sbarcato in Italia: colore nero ossidiana, corpo e zampe coperti di peli e quattro occhi che sporgono...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il ragno “iberico” più grosso d'Europa è sbarcato in Italia: colore nero ossidiana, corpo e zampe coperti di peli e quattro occhi che sporgono vistosamente dalla testa. E' il macrothele calpeiana, ovvero un Mygalomorphae della famiglia Hexathelidae, specie senza pari, in quanto a dimensioni, con gli altri aracnidi autoctoni europei, diffusa finora nella penisola iberica e nel Nord Africa, con particolare presenza a Gibilterra. 


Il maschio può raggiungere i cinque centimetri di lunghezza, mentre la femmina raggiunge gli 8. Il metodo di caccia preferito va dalla ragnatela classica, assai fitta, agli "imbuti", sfruttando le piccole cavità.



Rarissimi finora gli avvistamenti: due anni fa Segrate, nel milanese, due anni fa, e in questi giorni in Toscana, fra Venturina e Suvereto, nel livornese, come riporta Il Tirreno. Poche le altre segnalazioni, ma sufficienti a confermare che non si tratta più di una presenza aliena ma discretamente costante in alcune parti d'Italia in cui questo ragno riesce a trovare condizioni climatiche simili a quelle delle  zone d'origine. 

Secondo gli esperti,  il macrothele calpeiana raggiunge l'Italia grazie all'importazione di ulivi soprattutto ornamentali per poi diffondersi appunto negli uliveti e in terreni non troppo umidi e non esposti al freddo.

La specie è nota fin dai primi anni del 1800 e da allora non sono mai state segnalate morti, il che ha fatto classificare questo ragno fra quelli non pericolosi. Il morso può comunque essere doloroso per la dimensione delle chele. Chi ne trovasse un esemplare e riuscisse a catturarlo (non ci sono motivi per ucciderlo) può contattare l'Ente nazionale protezione animali che ne registra la presenza sul territorio italiano.     





  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino