A Venezia una mostra curata da Paul B. Franklin. Replicare, moltiplicare, appropriarsi, travestirsi, creare altre narrazioni e altre possibilità. Queste azioni oggi sono alla base praticamente di tutto ciò che definiamo arte contemporanea e questo è dovuto, in larga parte, alla lezione di Marcel Duchamp, a cui la collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica una mostra intitolata "La seduzione della copia". «L'approccio di Duchamp alla copia - ha detto lo studioso - è unico: per la prima volta nell'arte lui ci invita a guardare la copia e l'originale come se fossero uguali e ci suggerisce che ci forniscono la stessa forma di piacere visivo».
Il concetto, a ben guardare è rivoluzionario, esplosivo.
In mostra a Venezia alcuni pezzi importanti della collezione, accanto a prestiti del MoMA o del Guggenheim di New York, ma anche di una collezione privata veneziana ricca di Duchamp. A dare un'aura diversa al progetto espositivo è però soprattutto la relazione tra l'artista e Peggy Guggenheim, del cui legane ci ha parlato la direttrice del museo, Karole Vail. «Lui le insegna addirittura la differenza tra l'arte astratta e l'arte surrealista - ci ha detto - e Peggy parla e scrive su di lui, per esempio nella sua autobiografia, in modo affettuoso, dicendo che lui le aveva insegnato praticamente tutto sull'arte moderna».
E quindi la mostra in questo luogo rappresenta un vero e proprio ritorno a casa di Marcel Duchamp, ovviamente carico di duplicità, di rimandi e di sorprese. Come se il museo fosse a sua volta una scatola che contiene una valigia che a sua volta contiene il museo stesso, in un gioco di specchi all'infinito. «C'è una specie di filo conduttore, se vogliamo dire così - ha concluso Karole Vail - perché Duchamp assume questa parte nello sviluppo artistico e personale di Peggy stessa».
L'esposizione, che presenta una sessantina di opere realizzate tra il 1911 e il 1968, è aperta al pubblico fino al 18 marzo 2024.