Aperture domenicali, il vescovo:
«No allo schiavismo del consumo»

Martedì 3 Maggio 2016 di Roberto Cervellin
I vescovi del Triveneto a San Pietro. Il secondo da sinistra è monsignor Pizziol
1

VICENZA - "C'è il rischio di traformare i lavoratori in schiavi del consumo altrui". Parola di monsignor Beniamino Pizziol. Dura presa di posizione dei vescovo di Vicenza nei confronti delle grandi catene commerciali, che sempre più spesso tengono aperto anche di domenica nei giorni festivi. Com'è successo il primo maggio scorso, quando a Vicenza hanno lavorato regolarmente negozi quali Zara, Coin ed Eurospar.

Ne sanno qualcosa i rappresentanti delle Unioni sindacali di base che, quel giorno, hanno proclamato uno sciopero per permettere ai dipendenti di restare a casa, promuovendo presidi e distribuendo rose alle addette.

Sul tema non si è tirato indietro nemmeno il capo della Chiesa vicentina che, in occasione di una veglia di preghiera nel quartiere di San Giuseppe, ha detto che "il lavoro, organizzato in turni molte volte massacranti, sta acquisendo una dimensione preponderante che limita la vita familiare e sociale dei commessi e delle commesse, con il rischio di trasformarli in veri schiavi del consumo altrui". Chiaro il riferimento al riposo festivo che, a quanto pare, è sempre meno diffuso. "Lo spazio per gli affetti e per il riposo è negato e ne risente la vita delle famiglie - ha aggiunto - La domenica è tempo donato per la nostra umanizazzione". Sulla questione si è espressa anche la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, che ha parlato di lavoro "umanizzante".

Sulla stessa linea le Usb che, in occasione dello sciopero, hanno tuonato: "Il primo maggio non è un giorno qualsiasi.

Eppure tanti lavoratori del commercio sono stati costretti a passare il giorno di festa nei negozi del centro delle città, tra gli scaffali di un supermercato o all'interno di un centro commerciale di periferia". La prossima festività nazionale è quella del 2 giugno, dedicata alla Repubblica. Una giornata in cui, osservano i sindacati , gli imprenditori non possono far lavorare i dipendenti senza il loro consenso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA