L’anima della frontiera. Padre e figlia all’epoca del contrabbando del tabacco

Sabato 8 Luglio 2017 di Roberto Lazzarato
L'anima della frontiera
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VALBRENTA - La frontiera l’ha già varcata l’ultimo romanzo di Matteo Righetto «L’anima della frontiera», grazie ai diritti del libro venduti in 10 paesi, tra i quali Stati Uniti, Inghilterra, Australia e Canada, mentre l’anima vaga libera tra i monti e le valli tra l’Altopiano di Asiago e la Valbrenta. Una storia d’altri tempi, alla fine dell'800, con il duro lavoro sui campi per la coltivazione del tabacco, il contrabbando legato alle precarie condizioni di vita, il fenomeno dell’emigrazione che in quell’epoca ha coinvolto tre milioni di veneti, numeri che testimoniano un passato che non va dimenticato e che fanno riflettere sull’interpretazione del presente. Storie, tradizioni, costumi della terra veneta, testimonianze di un’epoca del Canal di Brenta quando approdò nel XVI° secolo l’esotica pianta del tabacco. Sotto il dominio austriaco i comuni valligiani furono autorizzati alla sua coltivazione, sospesa però, durante la prima guerra d'indipendenza, per la presenza di ‘canaloti’ tra le fila dei patrioti. Dopo l'unificazione d'Italia, riprese la coltivazione, ma con severi controlli da parte dello Stato, che innescò il contrabbando e i conseguenti procedimenti a carico dei valligiani, sia nella pretura allora attiva a Valstagna, con la prima sentenza emessa nel 1871, che nei tribunali bassanesi.
In questo contesto si dipanano le vicende legate alla ricerca del padre, scomparso dopo l’ultima missione da contrabbandiere, da parte della figlia Jole, con coraggio e senso di responsabilità nonostante la giovane età, seguendo gli insegnamenti paterni, interagendo con la natura e il paesaggio, per fare volare libera l’anima della frontiera.
La presentazione del libro giovedì 13, ore 20.45, nel cortile di Palazzo Guarnieri, adiacente al Museo del Tabacco, a Carpané.
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