Ristoratore spara e uccide il ladro. Stacchio: «E ora povero lui comincia il suo calvario»

Sabato 11 Marzo 2017 di Giuseppe Pietrobelli
Graziano Stacchio
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VICENZA - «Quando ho sentito la notizia di Lodi, ho commentato con mia moglie: poveraccio, se è vero che ha sparato alle spalle, si è condannato a vivere un calvario, anche se era stato costretto a difendere». Graziano Stacchio è il benzianio di Nanto, in provincia di Vicenza, che due anni fa sparò contro una banda di rapinatori armati che stavano dando l'assalto a colpi di mazza ad una gioielleria dove era asserragliata un commessa. Affrontò i banditi con coraggio. Ne uccise uno. Per un soffio scampò alla morte. Per lui l'inchiesta si è conclusa con il proscioglimento. Sa quali sono le conseguenze a cui va incontro chi spara per difendersi.

Che cosa si prova davanti ai banditi?
«In quei momenti è difficile controllare il proprio stato d'animo. Di notte, con degli estranei in casa è normale reagire. Se poi si sono già subìti dei furti, allora davvero si rischia di perdere la testa. Io l'ho provato sulla mia pelle. Sono esperienze che ti segnano per sempre, non te ne liberi per il resto della vita».

Nanto, Correzzola, Lodi... C'è un filo che lega questi episodi di cronava?
«L'amaro in bocca. L'ho sentito anche oggi, come due anni fa. Ecco ci risiamo, ho pensato. E' accaduto un'altra volta. Un altro cittadino, come me, viene indagato, messo sotto accusa per qualcosa che ha fatto, ritenendolo non solo un diritto, ma un dovere».
 
La legge dice che bisogna reagire in modo proporzionato all'offesa.
«Il problema è capire se si può o meno esercitare il diritto alla legittima difesa, che è previsto anche dalla Costituzione. Con queste legge sembra di no perchè il carnefice e la vittima sono messi alla pari. La formula della legge prevede la proporzionalità tra offesa e difesa. Ma cosa vuol dire?».

Secondo lei?
«Che solo se il bandito ha una pistola, allora la posso avere anch'io. Che se lui spara, io posso sparare. Ma soltanto dopo che ha sparato lui. La persona aggredita è inerme. Non possiamo pensare che ci sia un carabiniere o un poliziotto per ogni cittadino onesto... Eppure con un ladro in casa si dovrebbe telefonare al 113 e aspettare che arrivino i carabinieri a salvarci».

E quindi?
«Bisogna cambiare la legge, come ha sostenuto più volte anche il magistrato Carlo Nordio. Dopo quello che è successo a Nanto fui invitato a Bruxelles alla Comunità Europea dove furono molto colpiti dal mio caso. Alcuni docenti di Diritto, durante un dibattito, spiegarono come vi sia una grande differenza in tema di legittima difesa tra l'Italia e gli altri stati europei. Il sistema giudiziario all'estero è diverso perché la sola violazione di domicilio è un reato e viene punita severamente. Inoltre, vengono riconosciuti maggiori poteri di difesa ai proprietari che subiscono furti o rapine. In Italia mi pare che i malviventi si facciano forti di un senso di impunità».

Perché?
«Innanzitutto non c'è certezza della pena. Questo è il problema principale. Si può entrare nelle case, rubare a poveri anziani indifesi e si rischia pochissimo. Se si viene arrestati, si torna subito liberi. Per chi entra di notte in una casa le pene dovrebbero essere severissime. E diventare esecutive».

L'altra faccia della medaglia?
«Penso a quel povero disgraziato di Lodi. Adesso sarà inquisito per eccesso colposo di legittima difesa. E magari la famiglia del morto verrà risarcita come è accaduto a Franco Birolo, il tabaccaio di Civè di Correzzola, che nel 2012 uccise un ladro moldavo. E' stato condannato anche se il pubblico ministero aveva chiesto l'assoluzione. Lunedì lo attende il processo in Corte d'Appello. Anche questo accade in Italia».

Cosa pensa della storia di Graziano Stacchio?
«Che il Signore mi ha messo una mano sulla testa, che la giustizia si è comportata in modo rispettoso e giusto con me. Ma non creda che non mi dispiaccia. Noi siamo cristiani, non delinquenti. Non siamo persone che prima sparano e poi vanno a brindare al bar come fanno i criminali».
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