CASSOLA - (Cs) Solo poco più di un mese fa se n'era andato in pensione, soddisfatto anche per il lungo lavoro svolto e felice per quel po' di relax che lo attendeva, perché non aveva fatto mistero che a San Giuseppe, popolosa parrocchia che include territorio cassolese ma anche bassanese, illavoro era gravoso. Neanche 60 giorni di pensione, e don Luigi Scalzotto se n'è andato, stavolta per sempre, in un letto d'ospedale. Un destino tragico lo ha atteso dopo il saluto affettuoso e partecipato dei suoi parrocchiani di San Giuseppe. L'1 ottobre il suo ultimo giorno a San Giuseppe, il 30 novembre la morte, a 77 anni. E tornerà ancora una volta a San Giuseppe sabato 3 dicembre alle 10.30 nella sua chiesa parrocchiale per le esequie. Così ha deciso il vescovo interpretando la richiesta dei parrocchiani. La salma arriverà alle 10 per un momento di preghiera e di testimonianza. Don Luigi riposerà al cimitero di Pilastro di Orgiano.
Don Luigi il giorno del saluto alla comunità,
con don Luca e don Piero
Tornato a Orgiano, nella casa di famiglia dove vive la sorella, dopo una settimana don Luigi ha avuto un malore. Nel giro di una ventina di giorni ha subito tre operazioni all'intestino al San Bortolo di Vicenza, nella cui Rianimazione oggi si è spento. Aveva ancora tante cose da fare, don Luigi. Si era accomiatato dai suoi parrocchiani prendendosi il tempo necessario, andando a trovare casa per casa le tante amicizie nate in questi anni, ricevendo in canonica tante visite di arrivederci. Ma con la sua mente lucida e moderna aveva ancora un ruolo da svolgere, nell'incontro con le persone, nella soluzione di tanti problemi personali per i quali veniva chiesto il suo aiuto. E poi doveva dare una mano all'unità pastorale che comprende anche Orgiano. Forse gli era rimasta un po' di nostalgia del Bassanese, andarsene così lontano dopo aver vissuto tanto a lungo prima a Bassano, alla Ss Trinità, poi a San Giuseppe, dove aveva anche ricevuto il Premio Città di Cassola. Quasi trent'anni come pastore amato e stimato, conosciutissimo. Di certo comunque dalle sue comunità sarebbero arrivate tante visite per colmare il distacco.
A San Giuseppe i parrocchiani, mentre si diffonde la notizia tra i gruppi, sono attoniti. Non farà il viaggio in Terra Santa regalatogli dalla comunità come dono d'addio, che lo aveva fatto contento. Nella domenica del saluto, aveva chiamato tutti in chiesa "cari amici" e aveva chiesto scusa «se talvolta mi sono lamentato del peso di una parrocchia così bella e impegnativa. La colpa non è vostra ma delle mie fragili spalle». Al Gazzettino aveva spiegato che San Giuseppe, con ottomila residenti, era stata un'esperienza gravosa perché comunità giovane, un po' zona dormitorio, dove un amalgama era sempre da ricercare, ma con una ricchezza di gruppi e di volontariato non comune. Ora l'ultimo viaggio e l'ultimo abbraccio dei suoi parrocchiani nella chiesa in cui ha operato per dodici anni.
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