CONCO - Con il passare delle ore si sta stringendo il cerchio sull'auto pirata che, secondo i carabinieri, è la causa della morte di Roberto Brotto, il 51enne residente a Cittadella, dove lavorava nel locale ospedale come dirigente dell'unità di bilancio, trovato senza vita ieri mattina (anche se il decesso risalirebbe a 24 ore prima) in una scarpata in Val Ceccona, tra i comuni di Lusiana e Conco, sull'Altopiano di Asiago.
L'Arma di Bassano del Grappa, che da ieri mattina sta procedendo spedita sulle indagini, avrebbe in mano importanti indizi per risalire alla vettura e quindi all'automobilista che, secondo gli ultimi rilievi, avrebbe tamponato la bicicletta di Brotto, che forse ancora in sella al mezzo sarebbe poi volato nel dirupo. Non è escluso che il conducente dell'auto possa essere scappato, dopo essersi reso conto di quanto avvenuto, quindi senza dare l'allarme.
Gli inquirenti stanno analizzando minuziosamente i vetri dello specchietto laterale ma anche alcune schegge di carrozzeria, trovati a terra, che potrebbero consentire di risalire al modello. Tutti questi dati saranno poi "incrociati" con le immagini della videosorveglianza, in particolari quelli all'uscita di Gallio ed Asiago, uniche due direzioni da dove può essere arrivata l'auto, nella mattinata di lunedì. I primi esami sul cadavere avrebbero evidenziato che l'incidente mortale è avvenuto tra le 10.30 e le 11 di lunedì, giorno in cui sull'Altopiano il traffico è molto limitato.
Intanto nel pomeriggio di oggi si è appreso che verrà effettuata l'autopsia, che ha come scopo anche quella di verificare quando è avvenuto il decesso di Brotto. Da una prima analisi esterna del corpo, emerge infatti che la morte possa essere avvenuta molte ore dopo l'incidente, addirittura nella notte tra lunedì e martedì. Un'ipotesi che se confermata aggraverebbe la posizione dell'automobilista nell'accusa di omissione di soccorso.
Non hanno dubbi gli uomini dell'Arma: l'ipotesi di reato è quella di omicidio stradale e fuga. La bici, secondo i carabinieri, è stata tamponata. I colleghi all'ospedale di Cittadella sono choccati: «Roberto era una persona molto competente, minuziosa, precisa nel lavoro - ricorda Maurizio Zanon, responsabile del settore finanziario - sia nel privato. Aveva una grande passione, la bicicletta, e andava sempre in giro da solo». Fin dai tempi degli scout Roberto era chiamato "gigante buono". Le sorelle Lina e Mariapaolo con cui viveva dicono: «Si era preso un giorno di ferie per un giro in montagna. Verso le 14.30 l'abbiamo chiamato ma il cellulare risultava spento. Allora abbiamo chiamato gli ospedale. E poi avvertito i carabinieri. Chiediamo, per rispetto del nostro dolore, che il responsabile si costituisca».
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