Ai Pomari si riapre la battaglia: «Difenderemo i sei ettari di verde»

Mercoledì 15 Febbraio 2017 di Roberto Cervellin
Per il comitato Pomari si tagliano le piante per fare posto al cemento

VICENZA - «Siamo pronti a dare battaglia». Lotta fino all'ultimo centimetro di verde. Ai Pomari, quartiere nella periferia ovest di Vicenza, va in scena un nuovo braccio di ferro tra costruttori e residenti. Da una parte il comitato di zona, dall'altra i privati della Incos. Al centro della disputa, lo sviluppo urbanistico dell'area.

Secondo i residenti restano da difendere gli ultimi 6 ettari di verde. «Dopo 10 anni di trasformazioni, siamo davanti a un bivio: si deve decidere se lasciare spazio alla speculazione o intervenire per una vera riqualificazione». Per gli interessati nella partita deve entrare il comune, chiamato, secondo loro, ad avviare una trattativa. Lo stesso comune che, ormai quasi un anno fa annunciava che “le modifiche degli edifici esistenti e la realizzazione di nuove costruzioni saranno ammessi in coerenza con le previsioni del Pat e del Pi e dovranno osservare gli allineamenti e le prescrizioni stabiliti dal piano urbanistico attuativo scaduto”.
 

 

Ma il comitato incalza: «Finora non è stato mosso un dito per fermare la cementificazione. Esiste la possibilità di liberare le aree in questione concedendo al costruttore l'opportunità di recuperare una delle tante aree di proprietà comunale desolatamente abbandonate evitando così la svendita a fondi immobiliari solo per fare cassa. Pensiamo all'ex caserma della guardia di finanza e all'ex macello». Nel frattempo, in concomitanza con l'elaborazione, da parte del comune, della valutazione di impatto del patrimonio chiesta dall'Unesco, gli abitanti hanno presentato documentazioni e foto sulla vicenda del Piruea Pomari.

Come dire: non c'è più tempo da perdere. Anche perché negli ultimi giorni il comitato ha notato e fotografato “movimenti strani”. «Ci sono rami per terra - denuncia - Pare che, nell'area contesa, stiano cominciando a togliere qualche pianta. Il tutto senza che comune o privato ci abbiano avvisato». E infine l'avvertimento: «Staremo in allerta. La nostra lotta entra nel vivo».

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