Facebook compie 20 anni ma il futuro del colosso sembra incerto

Il 4 febbraio Facebook celebra i suoi primi due decenni in un clima difficile tra intelligenza artificiale e realtà virtuale

Mercoledì 17 Gennaio 2024 di Angelo Paura
Foto su una parete della sede di Facebook, a Palo Alto, il 31 marzo 2009:

Nell’ottobre del 2023 il cofondatore e ceo di Facebook Mark Zuckerberg ha elencato le tecnologie che avrebbero cambiato il futuro dell’umanità.

Zuckerberg ha affermato che i prossimi decenni saranno segnati dall’intelligenza artificiale, sulla quale Meta, il gruppo che controlla Facebook, sta puntando da tempo con investimenti enormi: nel 2023 per costruire il suo modello di AI generativa open source LLaMA ha speso 33 miliardi di dollari, spostando buona parte del budget per l’innovazione che aveva in precedenza stanziato nel metaverso, tecnologia sulla quale Zuckerberg sta perdendo interesse dopo anni di entusiasmo. 
Nella stessa conferenza il ceo ha detto che «nel 2024 l’intelligenza artificiale sarà la nostra area di maggior investimento». Si tratta di una promessa simbolica per il colosso dei social media, soprattutto perché il 4 febbraio di quest’anno Facebook compirà 20 anni e il gruppo creato da Zuckerberg – che comprende anche Instagram, Threads e WhatsApp – si sta preparando per affrontare i prossimi 20 in un clima difficile. Da una parte ci sono le idee per rinnovare un social network, Facebook, che perde utenti e non riesce ad attirare i giovani: nonostante nel 2023 abbia avuto 3,03 miliardi di utenti unici attivi al mese in media, fatica ad aprirsi alle nuove generazioni e perde terreno nei Paesi occidentali. Dall’altra, aumentano le tensioni per il possibile moltiplicarsi dei problemi legati alla disinformazione e alla privacy.
Proprio lo scorso giugno l’Europa aveva chiesto a Facebook e agli altri big della Silicon Valley di iniziare a segnalare i contenuti generati con intelligenza artificiale, in vista di un anno difficile come il 2024, in cui andranno a votare 4 miliardi di persone, poco meno della metà della popolazione del mondo, in oltre 60 Paesi, inclusi Stati Uniti, Unione Europea, Indonesia, India e Russia. «Penso che i timori su come l’intelligenza artificiale possa essere usata in modo improprio per diffondere disinformazione sia una delle principali preoccupazioni che Meta deve prendere molto sul serio, visto come la piattaforma è stata usata in passato», dice a MoltoFuturo Michael Zimmer, esperto di privacy e protezione dei dati della Marquette University di Milwaukee.


L’OLIMPO DEGLI INNOVATORI

Oggi Facebook fa parte di un gruppo che continua a crescere a Wall Street – dopo essere arrivato ai minimi storici nel giugno del 2022, nell’ultimo anno le azioni hanno toccato i record di sempre – e Zuckerberg è ritenuto da molti nella Silicon Valley come un innovatore. Solo dieci anni fa, The Social Network, il film epico di David Fincher, suggeriva il contrario: Zuckerberg veniva descritto come un opportunista che aveva rubato l’idea della sua azienda e i prodotti più importanti come Instagram e WhatsApp erano stati comprati e non erano sue idee.

Oggi, Zuckerberg sta cercando di cambiare la sua immagine pubblica per diventare un visionario al pari di Bill Gates, Elon Musk e Steve Jobs. E il lavoro nel mondo della realtà virtuale prima, e in quello dell’AI ora, sono destinati a spingerlo in questa direzione. Questo nonostante alcuni momenti difficili. Nel 2013 aveva per primo assunto un guru dell’intelligenza artificiale, Yann LeCun, ma poi si era concentrato su altre tecnologie, dalla blockchain alla messaggistica, fino ad innamorarsi del metaverso, tanto da cambiare il nome della sua holding in Meta nel 2021. Il risultato? Una perdita di 50 miliardi di dollari per una tecnologia che non sembra essere ancora pronta per i consumatori e che in questo momento sembra essere stata fagocitata da Apple che ha appena presentato il suo visore VisionPro.


INVESTIMENTI SU MODELLI AI

Il 2023 è stato l’anno di ChatGPT che è riuscita a rendere l’intelligenza artificiale generativa un prodotto, spingendo tutti i grandi player a entrare nel mercato. E qui, Zuckerberg vede il futuro del suo gruppo: qualche settimana fa Andrew Bosworth – il capo del team di innovazione di Meta, il Reality Labs – in un post sul blog dell’azienda ha presentato la sua visione di futuro. Bosworth afferma che l’AI sarà il principale modo con il quale le persone interagiranno con le macchine e che l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale stanno iniziando a convergere, per esempio con il modello di occhiali smart sviluppati con RayBan. E qui si moltiplicano i rischi per la privacy e per un futuro distopico di controllo delle macchine sull’umanità. Come ha fatto notare qualche mese fa Douglas Rushkoff in un intervento al festival SXSW di Austin, il rischio non è legato alla tecnologia, ma all’uso che Facebook e i social media faranno di essa. Rushkoff sostiene che nei primi venti anni Facebook si sia comportato come i missionari nel nuovo mondo: ha studiato gli utenti, capito i loro comportamenti. 
E ora, l’AI potrebbe agire come i conquistadores, soggiogando l’umanità come è stato fatto con i nativi americani. Ma ci sono anche segnali di speranza. «Ciò che mi interessa di più è che Meta è leader nell’intelligenza artificiale open source», sottolinea a MoltoFuturo il teorico dei media Jeff Jarvis, che pochi giorni fa ha testimoniato davanti al Senato sulle applicazioni dell’AI nel giornalismo. Jarvis ha poi aggiunto parlando del futuro della piattaforma: «Non è possibile prevedere cosa sarà Facebook, o Internet. Penso che sia importante che Meta abbia creato Threads non solo come concorrente di Twitter (mi rifiuto di chiamarlo “X”) ma anche come mezzo per unirsi al mondo sociale open source e federato di Mastodon. Questo mi dice che Facebook e Instagram vedono ancora uno spazio per i social network». 
Anche Michael Zimmer è convinto che Facebook continuerà a sopravvivere nei prossimi dieci anni: «I gruppi e le comunità su Facebook continueranno a essere luoghi in cui le persone possono condividere informazioni e impegnarsi in discussioni collettive, nel bene e nel male».

Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 16:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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