Scommesse, Carlo Valentini: «Io ludopatico, ho perso la Nazionale per il gioco. Ma non ho mai combinato le partite»

Nel 2017 a San Marino ci furono 24 arresti tra presidenti, dirigenti, allenatori e giocatori

Lunedì 16 Ottobre 2023 di Massimo Boccucci
Carlo Valentini

Italia chiama San Marino, per un precedente che fece scalpore nell’Antica terra della libertà, come si trova scritto entrando verso il monte Titano, anche per la dimensione del territorio di 61 chilometri quadrati per circa 33.900 abitanti.

La bufera del calcioscommesse che ha investito la Repubblica di San Marino nel 2017 non ha risparmiato le bandiere della Nazionale. Che hanno pagato parecchio quella storia del flusso anomalo di scommesse sulla partita del 15 marzo per la Coppa Titano tra San Giovanni e Virtus, vinta 1-0 dalla squadra di casa con l'autogol di Andrea Righi. A San Marino, così come in Sicilia e Campania, ci furono vincite superiori ai 300mila euro.

Pagarono in 24 tra presidenti, dirigenti, allenatori e giocatori. Il centrocampista sammarinese doc Carlo Valentini, ora quarantunenne impegnato in un'azienda di prodotti chimici, venne squalificato 13 mesi e mezzo oltre a 1.150 euro di multa. Valentini si è lasciato alle spalle 6 presenze ai preliminari di Champions League (4 con il Murata giocando nel 2017 con Aldair e il Condor Agostini, e 2 col Tre Penne) ed è stato un leader della Nazionale di San Marino con 46 presenze (decimo nella graduatoria). La sua storia è fatta di vecchie preoccupazioni e rimpianti.

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Guardando quel che sta succedendo in Italia, ha pensato a quel che avete passato a San Marino?

«La vicenda è analoga. Sicuramente mi fa un po' strano che ci siano di mezzo dei calciatori molto famosi e che non pensavo potessero caderci dentro. Ci sono dei giovani di assoluto livello e ricchi. Magari hanno cominciato a scommettere per passare il tempo e poi è diventata una malattia. Va scisso però scommettere con il combinare le partite, sono due situazioni completamente diverse».

Ha sofferto di ludopatia?

«Lo sono stato, la cosa positiva è aver messo da parte la malattia che si era manifestata più del vizio. Io ho continuato a giocare e non volevo smettere, anche se però ho perso la Nazionale e ancora mi fa male se ci penso. Scommettevo su tutto, ma non sulle mie partite: se lo avessi fatto, al massimo mi sarei messo vincente».

Come c’è finito nella spirale?

«Ho cominciato a 17-18 anni con gli amici, si andava in ricevitoria e si giocava senza farsi tanti problemi. Ho provato una cosa nuova, poi è cresciuto tutto e l’on line ha preso il sopravvento. Non ho mai giocato al Totocalcio, ne ho solo sentito parlare».

 

Ha avuto paura?

«Sì, quando mi è arrivata la polizia al lavoro sequestrando il materiale informatico. La situazione mi ha colpito e spaventato. Non avevo nulla da nascondere, non avendo commesso alcun reato, però ci sono stato male».

Quanto si è scandalizzato?

«I regolamenti ci sono e vanno rispettati, però credo anche che le squalifiche siano spropositate. Lo penso per l'Italia, figurarsi per San Marino. Credo che si possa gestire caso per caso, ovviamente con le scommesse senza altre implicazioni o aggravanti, con le multe e con iniziative per la riabilitazione aiutando chi finisce nel giro».

Se ci ripensa, quanto ha sofferto?

«Tantissimo, mi ha fatto male vedere il mio nome accostato alle combine nella mia terra e io con quello non c’entravo davvero nulla. Le scommesse si fanno: chi fa solo il calciatore, del resto, ha tanto tempo libero».

In Italia c’è tanto clamore.

«E mi pare spropositato, mi sembra tutto molto pompato perché ci sono di mezzo calciatori importanti. Aspetterei lo sviluppo delle indagini e cercherei di capire a fondo come stanno le cose».

Ha qualche buon consiglio?

«In generale non dico di evitare in assoluto di scommettere, ma di gestirlo come un hobby, vedi la vecchia schedina, e spendendo giusto qualche soldo. I calciatori invece sanno che possono farlo solo negli altri sport».

Ultimo aggiornamento: 18:36
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