ROMA Ci scappa anche la citazione in latino in curva Sud: In Britannia cuncti nomen Romanorum horrebant, In Britannia tutti temevano il nome dei romani.
Roma-Leicester, Abraham-gol: si va in finale a Tirana. Tante emozioni e tifosi in delirio
E poi c'è il fattore-Mou. L'uomo di Setùbal ha riunito una tifoseria lacerata da anni di divisioni. E' l'uomo giusto al posto giusto: un po' come Jurgen Klopp al Liverpool e Carlo Ancelotti al Real Madrid. E l'ultimo imperatore di una città che sta cercando di riprendersi dopo un decennio abbondante di oscurantismo totale, con una possibile Olimpiade buttata al vento, uno stadio che non «s'adda fare» e le immagini della «monnezza» sulle copertine dei giornali di tutto il mondo. C'è una disperata voglia di normalità una città pulita ad esempio e di ripartire, di tornare protagonista anche nello sport, ferito da fallimenti e abbandoni. Mou nel murale di Testaccio, con la sciarpa al vento, è lo sciamano che ha stregato un popolo.
Eccolo nell'area tecnica, in moro perpetuo, sotto gli occhi di Claudio Ranieri in compagnia della moglie Rosanna, di Francesco Totti e di Zibì Boniek, in una tribuna in cui sono avvistati Friedkin padre e figlio, il sindaco Roberto Gualtieri, più le solite autorità in ordine sparso. Oltre 60mila spettatori e 3.500 inglesi sbarcati da Leicester, con qualche sostenitore Vip come Gary Lineker che, nel corso della giornata, ha cinguettato su Twitter più volte: il pranzo con alcuni tifosi, la foto ricordo di fronte al Colosseo. «Una vecchia rovina e il Colosseo» ha scritto, con la solita ironia, fino alle immagini all'interno dello stadio.
LA TENSIONE
Non è stato tutto sereno e tranquillo, purtroppo. Prima del match, momenti di tensione nella zona della curva Nord, con il settore occupato dai fans delle Foxes: lanci di fumogeni e di bottiglie tra le due fazioni. Perché poi, vecchia storia, nella loro Inghilterra i tifosi sono tranquilli, sedati dalle regole e dalla loro ferrea applicazione, ma quando vanno all'estero un certo spirito irrequieto torna a farsi sentire. Dopo il solito campionario di inni, con il contorno di una scenografia spettacolare, il decollo del match e il delirium dopo il gol di Tammy Abraham, romano d'Inghilterra, altro uomo giusto al posto giusto. Al Chelsea, per dire, non è mai stato un idolo di queste proporzioni, neppure nei suoi giorni migliori, mai completamente apprezzato da una tifoseria molto snob. Le bandiere al vento senza tregua in curva Sud e il momento di emozione fantastica quando sui maxischermi viene inquadrato Claudio Ranieri, applaudito da tutto lo stadio, tifosi inglesi compresi che cantano il suo nome. Ranieri si alza, commosso, e saluta, romano de Roma che ha girato il mondo, è benvoluto un po' ovunque, ma non ha mai tradito le origini.
Peccato solo per gli incidenti tra i tifosi del Leicester alla fine dell'incontro. La scintilla era già scoccata prima, quando alcuni hooligans avevano attaccato gli stewards, che erano intervenuti per evitare contatti con i romanisti che avevano lanciato oggetti nel settore ospiti. Al fischio finale eseguiti due Daspo e diversi arresti grazie alle immagini delle telecamere presenti allo stadio. Ora i romanisti ne riempiranno un altro. Come si dice Tirana in latino?
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