Reyer nella tana dell'Armani, cede solo alla fine: 88-80 per Milano

Domenica 9 Aprile 2017 di Giacomo Garbisa
Reyer nella tana dell'Armani, cede solo alla fine: 88-80 per Milano
Per l'esordio in orogranata ha dovuto aspettare un mese, colpa di un problema al polpaccio, ma ora Esteban Batista vuole recuperare il tempo perso e  a Milano, dove l'anno scorso ha vinto lo scudetto contribuendo con una media di 9.8 punti e 6.4 rimbalzi a partita,  ha giocato una buona gara anche se la Reyer l'ha persa 88-80 nel finale dopo il vantaggio di 1 all'intervallo lungo (41-40)



«Mi sento molto meglio ora, era da un po' che non giocavo e avevo tanta voglia di tornare. Non sono ovviamente al meglio ma questa settimana ho lavorato duro per essere pronto il prima possibile» spiega Batista che, dal suo arrivo il 3 marzo dopo l'esperienza in Cina, ha esordito con Avellino il 3 aprile. E dopo l'assaggio 8' con 2 punti, 3 rimbalzi, 2 assist e 4 perse subito il faccia a faccia col recente passato. «Milano è una grande squadra, non sono primi per caso anche se in Eurolega non è andata benissimo (nell'ultima gara, venerdì, battuta 91-68 da Kazan chiudendo all'ultimo posto in Europa ndr). Dobbiamo restare concentrati e con tanta fame, possiamo competere con chiunque. Se restiamo affamati, umili ed aggressivi, senza pensare mai di essere superiori, riusciremo a fare un ulteriore passo avanti dal punto di vista del gruppo e della mentalità. Ho grande fiducia in questa Reyer». Da ex (con Filloy, Viggiano e Haynes) non sarà una partita normale anche perché, tra le righe, si capisce che il sudamericano ha qualche sassolino da togliersi. «E' una gara particolare, a Milano ho vinto uno scudetto. Purtroppo dopo l'infortunio al polpaccio non è il mio miglior momento, ma mi metterò al servizio della squadra. Mi farà piacere ritrovare il presidente Proli, gli ex compagni e l'assistant coach» sottolinea Batista che per tre volte cita gli assistenti ma mai coach Repesa.

E sulle potenzialità della Reyer scommette: «Non siamo i favoriti ma la nostra forza è essere un gruppo e non dipendere da nessuno. Quando sono arrivato avevo una sensazione e non è cambiata: possiamo giocarcela con chiunque, l'importante è non pensare all'obiettivo finale ma restare noi stessi migliorandoci. Sono gli avversari che devono preoccuparsi».
 
Ultimo aggiornamento: 19:51

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