Covid, reinfezioni: il ruolo delle sottovarianti di Omicron nelle ricadute. Allarme contagi per Natale

Contagi in crescita esponenziale, campagna vaccinale al palo

Giovedì 14 Dicembre 2023 di Maria Rita Montebelli
Covid, reinfezioni: il ruolo delle sottovarianti di Omicron nelle ricadute. Allarme contagi per Natale

Le vacanze di Natale sono alle porte e per il Covid (ma anche per gli altri virus respiratori) è festa grande.

Aperitivi, cene, cocktail scintillanti, tutti allietati da baci e abbracci, sono infatti la tempesta perfetta del contagio. Al punto da aver indotto Filippo Anelli, Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, a consigliare un ritorno alla prudenza e ad un certo distacco.

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«Vista l’aumentata circolazione del Covid e dell’influenza – afferma Anelli – per evitare i contagi, meglio evitare gli auguri con baci e abbracci. Mantenere un po’ di distanza fisica non è segnale di un minor affetto, ma un gesto di attenzione verso sé stessi e gli altri». Proprio durante le feste di Natale è atteso infatti un picco di contagi, sia per le malattie influenzali, che per il coronavirus. E che il Covid e gli altri virus stiano scaldando i motori, lo raccontano bene i numeri di RespiVirNet, il sistema di sorveglianza dei virus respiratori coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, con il sostegno del Ministero della Salute, che dimostrano un’impennata delle sindromi simil-influenzali (oltre 630.000 casi nell’ultima settimana), Rhinovirus in testa.

GLI INDICATORI

Ad essere colpiti sono soprattutto i bambini sotto i 5 anni. E intanto, un tampone per Sars-Cov-2 su 5 oggi è positivo; i casi di Covid, nella settimana tra il 30 novembre e il 6 dicembre, sono stati quasi 60 mila e i decessi correlati 307. Nelle ultime tre settimane, secondo l’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe in Italia sono quasi raddoppiati i contagi (+94%) e a farne le spese sono i fragili e gli anziani (881 decessi in un mese tra gli ultra ottantenni).«Gli indicatori sono in crescita – commenta Francesco Vaia, Direttore Generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute – sia per quanto riguarda il numero di nuovi positivi che per l’impatto sulle strutture ospedaliere, che resta tuttavia sotto controllo e non determina condizioni di criticità».

Nonostante la conoscenza del Covid sia cambiata dalle prime fasi della pandemia, ci sono ancora molti punti oscuri. Uno, per esempio, è il tempo di reinfezione, cioè il tempo che intercorre tra un tampone positivo, la negativizzazione e un’altra infezione. In alcuni casi è possibile contrarre di nuovo il Covid anche pochissime settimane dopo essersi ammalati.

Colpevoli soprattutto le molteplici varianti. I Cdc americani, Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, informano che le reinfezioni si verificano quando si viene infettati, si guarisce e si viene nuovamente infettati: un ciclo che può ripetersi più e più volte in base alle condizioni di salute del paziente e alle caratteristiche del virus. La stagionalità dell’influenza, «ormai del tutto assestata, è più facile da predire rispetto a quella del Covid-19, che certamente sta iniziando a comportarsi come gli altri virus respiratori, ma ci riserva sempre delle sorprese, perché è ancora giovane ed estremamente capriccioso - fa sapere Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi docente di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano - È difficile predire le dinamiche indipendenti di due virus che si trasmettono con modalità simili ma sono del tutto diversi». Ai primi giorni di dicembre era stato somministrato poco più di un milione di dosi di vaccino anti-Covid. «I tassi di vaccinazione negli over 60 - afferma Nino Cartabellotta di Fondazione Gimbe - rimangono molto bassi, quasi zero al Sud. Alla stanchezza vaccinale si sono aggiunti problemi logistico-organizzativi: ritardi nella consegna dei vaccini, insufficiente e tardivo coinvolgimento delle farmacie e difficoltà per le prenotazioni».

«Le Regioni, spiega Francesco Vaia - hanno assunto l’impegno a potenziare tutte le azioni necessarie per implementare la vaccinazione di prossimità, attraverso Open Day vaccinali e ponendo i medici di medicina generale, farmacie (sono 6 mila le farmacie aderenti a Federfarma, un terzo del totale, che stanno effettuando entrambe le vaccinazioni) e tutti i setting assistenziali nelle condizioni di aumentare la propria offerta vaccinale, provvedendo a una più efficiente distribuzione delle dosi di vaccino Covid e antinfluenzale». Perché insomma, anche se si continua a ripetere che “il Covid non è più quello delle prime fasi”, contrarre l’infezione di questi tempi non è un bel regalo, a qualsiasi età. «Il virus – prevede Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento – rovinerà le vacanze natalizie a tanti italiani. La circolazione del virus è destinata ad aumentare, come anche l’occupazione dei posti letto, visto che la vaccinazione anti-Covid non è mai veramente partita. Il malessere provocato dal Covid dura da 5 giorni a due settimane e infettarsi non è una bella esperienza».

LA PREVENZIONE

Baci e abbracci a parte, è giunto il momento di rispolverare un po’ di misure preventive. «Altri Paesi – ricorda Roberta Siliquini, Presidente della Società Italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità Pubblica – hanno normalmente sempre usato, molto prima della pandemia di Covid, la mascherina in caso di sintomi di virus respiratori. Se non si sta bene, si starnutisce o tossisce, magari in metropolitana o sull’autobus è bene mettere la mascherina a protezione degli altri». E se il vaccino (anti-influenzale, anti-Covid, anti-pneumococcico) resta l’arma di prevenzione più efficace, in caso di Covid, non bisogna dimenticare che oggi disponiamo di terapie anti-virali di grande efficacia. «Soprattutto nei pazienti anziani – afferma Anelli – serve valutare adeguatamente l’uso degli antivirali, senza eccessive remore. L’utilizzo di questi farmaci nei soggetti a rischio è oggi uno strumento importante contro le conseguenze peggiori della malattia. Si tratta di terapie efficaci, che abbiamo imparato ad utilizzare contro il virus pandemico e quindi devono esserci meno timori nel trattare i pazienti».

Ultimo aggiornamento: 15:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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