Qual è la protezione più forte contro Covid-19 e le future varianti? Quella ibrida, vale a dire l’immunità raggiunta da coloro che hanno superato l’infezione, ma sono anche stati vaccinati. Questo emerge da uno studio di cui parla la rivista scientifica Nature.
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Chi sono i super-immuni al virus
Tutto parte da una ricerca iniziata un anno fa dai virologi Theodora Hatziioannou e Paul Bieniasz (Rockefeller University di New York) che, si proponevano di creare una versione di una proteina chiave SARS-CoV-2 con la capacità di schivare tutti gli anticorpi che bloccano le infezioni che il nostro corpo produce.
Lo studio
A settembre su Nature è stato spiegato che un mutante spike contenente 20 cambiamenti era «completamente resistente agli anticorpi neutralizzanti prodotti dalla maggior parte delle persone testate che erano state infettate o vaccinate», ma non a tutte.
Le varianti
Chi meglio sapeva rispondere alle varianti? Erano proprio i soggetti che avevano questa doppia caratteristica: superamento dell’infezione naturale e successiva vaccinazione. Secondo gli scienziati, è molto probabile che gli anticorpi prodotti da queste persone siano efficaci anche contro qualsiasi variante possa svilupparsi in futuro. Ora questa super-immunità è oggetto di studio perché ovviamente capire i meccanismi che la originano può servire a migliorare la risposta contro la pandemia.
I risultati
Si ipotizza che questa immunità ibrida sia in parte dovuta alle cellule B di memoria e che una eventuale “terza dose” ai vaccinati possa aiutare questo tipo di risposta. Gli studiosi dell’immunità ibrida lanciano però un avvertimento: l’infezione va comunque evitata. Dice il professor Andrés Finzi, virologo dell’Università di Montreal, nell’articolo pubblicato da Nature: «È sbagliato pensare di farsi infettare per poi vaccinarsi, perché alcune persone potrebbero non farcela».