Proviamo ad essere preparati a tutto. O quasi. Anche agli imprevisti - poco gradevoli - che riescono a rovinare una mattinata di lavoro iniziata con il buon umore. Se poi, quel “contrattempo” conosciuto comunemente come "truffa", è stato decine di volte raccontato e letto tra i fatti di cronaca romana, allora il livore è più giustificato.
I fatti
Al parcheggio, all’altezza del ponte della Tangenziale, e vicino all’entrata dell’università inizia il botta e risposta tra l’abile truffatore e la donna. Effettivamente la strisciata - bianca- sull’utilitaria della giovane si nota. I danni sul parafango e sul paraurti del malfattore sono evidenti. E allora, a chi imputare le responsabilità? «Facciamo il Cid», dice senza mezzi termini Sonia. L’uomo, invece, senza pensarci due volte prende il telefono e chiama il suo ( presunto) carrozziere di fiducia. «Sono 550 euro», risponde. Sonia, però, è convintissima di non aver urtato la Citroen dell’uomo. «Sei hai intenzione di liquidarmi fallo subito - ribatte il quarantenne - perché ho un appuntamento per un colloquio di lavoro e rischio di perderlo se non arrivo in tempo». La giovane opta quindi per la classica risoluzione per mezzo dell’assicurazione. A quel punto, l’esagitato inizia ad aggredirla verbalmente, più volte, con una velocità di eloquio al cardiopalmo. La donna alza il telefono e chiama un autentico carrozziere che a quanto pare conferma la cifra del truffatore.
Truffa del finto incidente a Roma, da Ostia a Torvaianica sassi lanciati contro le auto in corsa
«A Roma, i costi si aggirano intorno ai 500 euro». I sospetti di Sonia però, restano alti, e il Cid - secondo lei - rimane l’unica soluzione. «Avevo un impegno molto importante anche io e non avevo tanto tempo», spiega Sonia a “Il Messaggero. Il truffatore gioca, a quel punto, le sue ultime mosse: «Chiudiamola a 300 euro», sentenzia. «Convinta di essere la colpevole sono andata al bancomat più vicino, ho prelevato la cifra e ho pagato il danno». Una volta rientrata nell’appartamento i dubbi di Sonia diventano certezze: nessuna responsabilità e nemmeno danni alla carrozzeria, ma la consapevolezza di essere caduta nella tela dell’ennesimo truffatore. «Sono ritornata nella mia macchina e mi sono resa conto che quella botta era solamente gesso, poi rimosso subito dopo», conclude Sonia. La denuncia - seppur con notevoli difficoltà - al primo Commissariato di zona. Al vaglio degli inquirenti, ora, i filmati delle telecamere di video sorveglianza della filiale postale dove è stato prelevato il contante e l'identificazione del truffatore.