Adele (è un nome di fantasia) a scuola, in quinta elementare, non voleva più andare.
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LE CHAT
La mamma della bambina è furiosa, ma soprattutto preoccupata. Adele ha frequentato le elementari a Genzano, cittadina dei Castelli Romani. A febbraio i primi problemi con la banda delle bulle. «Improvvisamente ho visto mia figlia cambiare, si chiudeva nella sua stanza e non voleva parlare. Ho saputo poi che la deridevano durante le interrogazioni e che non le davano tregua, tormentandola. La bulla una sera le ha mandato un messaggio terribile: «Mi comprerei la macchina per metterti sotto e ammazzarti». Un'altra volta le hanno detto di stare attenta, perché presto al loro branco si sarebbe unito un altro ragazzino per gonfiarla di botte. Quella volta - aggiunge la donna - mia figlia mi è svenuta davanti, le ho visto girare gli occhi e poi lasciarsi andare. È stato orribile». La mamma di Adele, nei mesi di scuola, non si è persa d'animo. Ha investito della problematica le maestre, si è rivolta quindi al vice preside responsabile dell'antibullismo. «Ho coinvolto gli agenti del commissariato locale, alcuni hanno anche parlato con i docenti e sensibilizzato i bambini - racconta ancora la donna - sembrava finita una volta per tutte con il termine della scuola elementare, invece ora la doccia gelata». Mamma e figlia quando sono andate a leggere i quadri con le sezioni assegnate agli alunni delle prime medie hanno avuto la brutta sorpresa: stessa sezione con la capo bulla e altre di loro. «Quando ho chiamato la scuola, una segretaria mi ha dato una risposta sconcertante: Bisogna metterle insieme perché così si aiuta a recuperare anche la bambina più violenta, questo riferendosi a dei problemi che ha avuto la ragazzina per via della separazione dei genitori. Tutto ciò mi sembra assurdo. Non sanno che significa vedere la propria figlia tornare a casa dopo una giornata in classe e correre al bagno perché, pur di non andare da sola alla toilette, se la tiene tutto il tempo».
L'APPELLO
Adesso la mamma di Adele si appella al buon senso dei vertici scolastici: «Spostate queste bulle di sezione, lasciate studiare in pace la mia bambina che tra poco dovrà affrontare l'adolescenza, un periodo già di per se delicato. Ho sollecitato di nuovo la polizia, non possiamo rivivere questo incubo».
Di bambine e bambini vittime dei bulli come Adele, è pieno. In alcuni casi le conseguenze sono state le più nefaste, come per una tredicenne di Tor Pignattara che a giugno dello scorso anno si tolse la vita impiccandosi a una mensola della sua cameretta. Anche allora, la ragazzina era finita nel mirino dei bulli. In altri a mettere in piedi comportamenti indifendibili sono state addirittura le maestre, come nel caso della chat di una scuola in cui le docenti bullizzavano un bambino autistico.