Trattori, la protesta arriva a Roma: «Resisteremo a oltranza, per noi è impossibile andare avanti»

Dall’Aurelia alla Nomentana: centinaia di mezzi agricoli schierati lungo le strade. "Lavoriamo 15 ore al giorno"

Martedì 6 Febbraio 2024 di Emanuele Rossi e Luisa Urbani
Trattori, la protesta arriva a Roma: «Resisteremo a oltranza, per noi è impossibile andare avanti»

I fari accesi dei trattori illuminano la notte mentre i clacson richiamano l'attenzione di automobilisti, passanti e cittadini. 50 mezzi guidati da allevatori e da agricoltori provenienti da vari paesi del Lazio che, insieme ai colleghi di Abruzzo e Toscana, ieri sera sono arrivati in via Nomentana 1111, dove ad attenderli c'erano gli altri manifestanti giunti in zona sin dal mattino.

Lo avevano detto e lo hanno fatto: la protesta organizzata dagli allevatori e dagli agricoltori di tutta Italia è arrivata nella Capitale. E non finisce qui, dicono. «Stiamo aspettando centinaia di persone. Anche dal nord e dalle isole» afferma dal presidio di via Nomentana Andrea Papa, cofondatore e coordinatore di Riscatto Agricolo, gruppo nato poche settimane fa in virtù delle manifestazioni. Più passano i giorni e più la loro protesta cresce e raccoglie consensi. Una protesta che non si fermerà «finché non verranno riconosciuti i nostri diritti» ribadiscono i manifestanti, che pian piano si stanno radunando sulla collina che costeggia via Nomentana.

Trattori già in marcia per l’assedio a Roma: «Staremo fuori dalla città. Ma se non arriveranno risposte, entreremo»

IL RADUNO

I primi mezzi pesanti sono arrivati ieri all'alba dall'Abruzzo, poi, intorno alle 19 gli altri da varie regioni.
Centinaia di manifestanti che, dormendo nei loro trattori, hanno trascorso lì tutta la notte, nonostante il freddo. «Sacrifici che dobbiamo fare per risolvere questo problema una volta per tutte» ribadiscono in coro. «Tutti devono conoscere i nostri problemi. È ora che in Italia si inizi a parlare delle nostre difficoltà tra tasse sempre più alte e gasolio sempre più caro. Per troppo tempo siamo stati descritti come quelli cattivi che uccidono gli animali. Non è così». A parlare è Salvatore Fais - anche lui fondatore di Riscatto Agricolo - arrivato a Roma da Piombino. È uno dei manifestanti più giovani, ha 30 anni e insieme alla sua famiglia gestisce un allevamento di pecore. «Ci hanno abbandonati e per questo siamo qui. Il governo deve ascoltarci». Chiedono di essere ascoltati, vogliono che venga istituto «un tavolo tecnico permanente per affrontare la situazione» spiega Salis.

 

I problemi sono tanti, troppi. «Così tanti che prima o poi molti di noi chiuderanno», dice Antonio D'Amario, allevatore abruzzese di 60 anni, che è partito domenica sera da Atri per arrivare ieri all'alba a Roma. Antonio fa questo lavoro «da sempre». «Da quando avevo 20 anni» racconta. Anche lui ha un'azienda a conduzione familiare che gestisce insieme alla moglie e alla figlia. Azienda che però se le cose continuano così è pronto a vendere. «Sono più i costi di gestione che i ricavi. Lavoriamo 15 ore al giorno, ma per cosa? Per colpa della concorrenza sleale delle multinazionali siamo costretti a svendere i prodotti» spiega D'Amario. E lo conferma Roberto Rosati, altro allevatore abruzzese arrivato dalla provincia di Teramo. La sua azienda ha dieci dipendenti. Dieci padri di famiglia che se lui chiude si troverebbero senza lavoro. «Prima la pandemia, poi le guerre. Una tragedia. Per noi produrre ormai è diventato anti economico. La Pac, la riforma della politica agricola comune, tutela solo le multinazionali e non noi piccoli produttori. Le istituzioni dovrebbero sostenerci perché siamo noi a far girare l' economia. Siamo noi a dare lavoro a tante persone. Siamo noi a lavorare senza inquinare perché facciamo tutto a chilometro zero, a differenza della grande distribuzione. Abbiamo bisogno di aiuti concreti. Chiediamo ristori per l'aumento del gasolio agricolo, devono eliminare l'Iva sulle accise. E non solo». Le richieste sono tante e verranno messe nero su bianco - dicono - prima di incontrare, sperano, i rappresentanti del governo.

IN PROVINCIA

Non solo in via Nomentana, la protesta cresce anche in provincia. Da Valmontone a Cerveteri fino a Testa di Lepre. Tante manifestazioni che hanno paralizzato molte strade, creando qualche disagio. A Torrimpietra i trattori hanno "sfilato" bloccando l'Aurelia. Molti automobilisti, però, hanno appoggiato il corteo strombazzando con il clacson, proprio come i guidatori dei trattori. «Siamo qui per protestare contro l'Unione Europea spiega Gianfranco Fioravanti, imprenditore ladispolano - che vuole affamare gli agricoltori ovunque. Vogliamo il giusto prezzo per quello che produciamo». «Tutto quello che viene importato dall'estero prosegue Roberto Seri, anche lui agricoltore - non ha i controlli che abbiamo noi. Chiediamo di rivedere la politica agricola comune e tutte le sue normative». A Valmontone i manifestanti si sono dati appuntamento vicino al casello. Una protesta pacifica, ma non silenziosa. I toni sono accessi, come anche la loro rabbia «per una situazione insostenibile» ribadisce Fabio Bruni, gestore di un'azienda agricola. «Tantissimi - sottolinea anche lui - i problemi. Il più grande è quello del business dei pannelli fotovoltaici che rischia di farci rimanere senza lavoro perché i proprietari dei terreni preferiscono affittare gli spazi alle grandi aziende che montano i pannelli. Multinazionali ricche pronte a dare migliaia di euro. Cosa che noi, essendo piccoli imprenditori, non possiamo permetterci. Va trovata una soluzione» conclude amareggiato.

Ultimo aggiornamento: 09:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA