Gatto ucciso con i petardi: caccia ad una baby-gang. Choc sulla Flaminia alle porte di Roma per l'uccisione di Roscio

Choc sulla Flaminia alle porte di Roma per l'uccisione di Roscio, usato per il tiro a segno e bruciato vivo. Il felino era un randagio adottato dalla comunità: «Orrore che merita pene severe»

Giovedì 18 Gennaio 2024 di Chiara Rai
Gatto ucciso con i petardi: caccia ad una baby-gang

Povero “Roscio”, lo hanno usato come un tiro a segno.

Quel micio dal pelo rossastro è stato costretto a morire nel più crudele dei modi, colpito con dei petardi fino a quando non ha smesso di respirare. Lo hanno bruciato vivo. Il suo corpo martoriato è stato lasciato in un parco pubblico, in pieno centro storico a Morlupo.

Una signora che stava portando a spasso il proprio cane si è ritrovata di fronte a una scena agghiacciante: il gatto vicino una busta in plastica verde squagliata dal calore delle micce e intrisa di pelo rosso bruciacchiato. Lo ha trovato lunedì al tramonto. Era un randagio che faceva parte della comunità morlupese, oggi questo borgo nella Valle tiberina nella provincia a nord-est di Roma, piange «una creatura innocente uccisa da menti sadiche», questo è quello che dicono gran parte dei residenti sgomenti.

Di fronte a questa barbarie infatti, non c’è stata indifferenza ma condanna, indignazione e denuncia. Un tam tam che dalle piazze è finito sui social. Chi si è preso cura del Roscio è la stessa persona che le ha dato il nome, si chiama Loretta Marangoni ha 85 anni e da vent’anni si occupa dei randagi di Morlupo. Lei è la presidente dell’associazione Club Amici a quattro Zampe Odv e non appena è stata avvisata è andata sul posto e ha visto Roscio in condizioni inenarrabili: «Abbiamo subito sporto denuncia ai Carabinieri della stazione di Castel Nuovo di Porto - racconta Loretta - un anno e mezzo fa lo abbiamo trovato dietro al Comune dove nelle vicinanze c’è una colonia felina. Aveva un occhio ferito, era magrissimo, lo abbiamo portato dal veterinario, il dottor Falsini, che si è preso cura di lui per due mesi senza pretendere nulla. Roscio era malandato, gli è stato tolto un occhio e dei denti e col tempo si era rimesso in forma, stava bene ed era monitorato da mia nipote Barbara e da Alessia. Appena rimesso in libertà è scappato dentro un bosco lì vicino e dopo un mese è riapparso. Si metteva sempre dietro al giardino vicino la posta di Morlupo. Era in salute e tranquillo non dava fastidio ma era molto schivo, diffidente, non dava confidenza a nessuno e con la fine che ha fatto non posso dargli torto».


RAGAZZINI SBANDATI
La signora Loretta spiega che al calar del sole gruppetti di ragazzi, anche minorenni, si mettono vicino alle poste nel giardino pubblico e si “divertono” nel peggiore dei modi. Bevono, fumano e fanno anche azioni crudeli: «Purtroppo non sono stati ancora identificati - prosegue Loretta Marangoni - intanto Roscio lo abbiamo sepolto in un terreno, ora potrà vivere in pace, è andato sul ponte dell’arcobaleno. Abbiamo fatto tanti sacrifici per poi vederlo morire in modo atroce. Io per aiutare i randagi vendo i libri di fronte al supermercato mentre ci sono persone crudeli e senza scrupoli che fanno malvagità. Il maltrattamento degli animali è un reato punibile per legge, spero che trovino i responsabili e li puniscano». Ora a Morlupo in tanti chiedono giustizia per Roscio, confidano che i carabinieri che da subito si sono mossi per indagare su quanto successo, acquisiscano le immagini di videosorveglianza per cercare di identificare i colpevoli di questa atrocità. Quel gatto di Morlupo senza una casa ma contornato da tanto affetto della sua comunità è morto torturato.


INDIGNAZIONE
Carla Rocchi, la presidente nazionale dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) ha chiesto pene severe nei confronti di chi compie simili gesti e che gli venga riconosciuta la pericolosità sociale: «Dopo il caso di Barletta - ha detto - ci troviamo ancora di fronte a un gatto ucciso e torturato con i petardi, un orrore che si ripete e che conferma la spirale di violenza che sta colpendo gli animali in questo momento e che ci preoccupa enormemente». Anche l’Enpa ha mobilitato l’ufficio legale per intraprendere azioni nei confronti dei responsabili ancora ignoti. Nel borgo di Morlupo è stato commesso un crimine che non può e non deve rimanere impunito, questo il sentito comune, questa la richiesta unanime di persone che non vogliono restare indifferenti.
 

Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 07:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA