Uccide la moglie, poi si toglie la vita: Antonio e Margherita erano malati di cancro, lui terminale. Dramma a Cecchina

Un gesto tragico che ha sconvolto gli abitanti della zona e che pare trovi spiegazione nella disperazione dei due pensionati

Sabato 30 Marzo 2024 di Karen Leonardi
Antonio Pomilia uccide la moglie Margherita Cannone, poi si toglie la vita: erano entrambi malati, lui terminale. Dramma a Cecchina

Un colpo alla testa della moglie. Poi ha rivolto l'arma  contro di sè, puntandola alla tempia, per farla finita. I corpi, senza vita, di Antonio Pomilia, 83 anni, ex pilota civile e della moglie, Margherita Cannone, di 78, maestra elementare, l'uno accanto all'altro, sono stati trovati ieri, davanti all'uscio di casa, in un villino a Cecchina, frazione periferica di Albano Laziale.

La coppia non aveva figli. L'omicidio-suicidio è stato scoperto nell'abitazione, al numero civico 3 di via Ariccia, dove la coppia abitava dagli inizi degli anni '80. Un gesto tragico che ha sconvolto gli abitanti della zona e che pare trovi spiegazione nella disperazione dei due pensionati, entrambi malati oncologici e in cura all'ospedale Noc dei Castelli Romani.

Omicidio-suicidio a Cecchina: chi sono le vittime

A lanciare l'allarme è stata la cugina della vittima a cui l'ex pilota, ieri, intorno alle 15, aveva telefonato confessando di aver sparato poco prima contro la moglie, uccidendola, e avvertendo che avrebbe messo fine alla propria vita con la stessa arma. L'uomo, di origini siciliane, era a uno stadio terminale della malattia e, dopo aver allertato il familiare, ha lasciato la porta d'ingresso aperta per facilitare il ritrovamento dei corpi. La segnalazione al 112 è stata fatta partire da un vicino di casa, messo a conoscenza del tragico fatto dalla cugina di Margherita Cannone. Quando i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo sono arrivati sul posto indicato, hanno trovato i corpi esanimi, vicino alla porta di casa, vicini come lo erano stati per moltissimi anni, uniti in un grande amore nato quando erano giovani.

 

Accanto al cadavere dell'ottantreenne è stata rinvenuta l'arma usata per l'omicidio-suicidio. Sulla pistola e su come sia finita nelle mani dell'anziano sono in corso indagini da parte dei militari del Nucleo Radiomobile e dei colleghi della stazione di Cecchina. Sui corpi sarà eseguita l'autopsia che accetterà l'esatta dinamica di quanto avvenuto. L'ex pilota, arrivato dalla Sicilia intorno agli anni Ottanta, aveva lavorato a Roma dove era stato per anni titolare di un negozio di alimentari. Poi il trasferimento alle porte della Capitale, la villetta in una zona lontana dal caos e una vita normale condotta, come raccontano i vicini, fino all'ultimo dei loro giorni. Ma il tarlo della terribile malattia e la paura della solitudine ha probabilmente spinto l'uomo a cercare la morte per tutti e due. 

La lettera

Nella villa di via Ariccia, a Cecchina ( Albano) dove sono stati trovati i cadaveri dei due coniugi, i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo, hanno rinvenuto delle lettere lasciate dall'ex pilota per spiegare I motivi che lo avrebbero spinto a uccidere la moglie e poi spararsi alla testa con la stessa arma, una Beretta, trovata accanto ai corpi. Tra i messaggi rinvenuti anche alcune raccomandazioni la cura dei loro gatti da parte dei vicini. Le lettere, tra le quali anche una che sembrerebbe firmata da Margherita Cannone, portano a pensare che entrambi i coniugi, schiacciati dal macigno della patologia oncologica di cui erano affetti, avessero deciso di andarsene insieme. Antonio Pomilio era allo stato terminale della malattia. Dai vicini erano descritti come persone tranquille e l'ex pilota amava raccontarsi su Fb, dove spesso scriveva post relativi allo stato di salute della moglie. L'ultimo messaggio risale al 24 febbraio quando l'ottantreenne aveva scritto un po' ironicamente "Oggi mia moglie è tornata a casa e ora deve finire di ristabilirsi così la posso rimettere a lavorare forte " .

Ultimo aggiornamento: 15:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA