Novanta volte Nicola Pietrangeli.
Primatista per partite giocate-vinte in Coppa Davis, Pietrangeli ha fatto ingresso nel Salone d’Onore con commozione, tra applausi e tanti amici. Occhi lucidi. Il silenzio viene interrotto dall’ironia del grande tennista: «Se oggi è così, non so immaginare il funerale», e Malagò: «Vedrai, vedrai». Risuona nell’aria “Come te non c’è nessuno”: Rita Pavone nel 1961 scalava le classifiche e Nicola raggiungeva vette sportive più alte di sempre. Prima di Jannik Sinner e Berrettini, prima di Panatta, è a Nicola che il nostro Paese deve la consacrazione del tennis italiano nel mondo. Una carriera senza eguali, con un posizionamento costante ai vertici: si leggeva sempre il suo nome.
Gli anni d’oro, il ‘59 e il ‘60 con le vittorie al Roland Garros e il ‘57 e ‘61, i trionfi agli Internazionali d’Italia, in finale altre due volte a Parigi, proprio nel ‘61 e nel ‘64. Italiano d’oro anche a Wimbledon, i suoi risultati restano i migliori tra i tennisti azzurri. Questo e altro nel libro “Se piove, rimandiamo”, una biografia che è la memoria di un supereroe con la racchetta in mano e che ha già scelto dove salutare tutti, in quel campo che porta il suo nome. «Il mio funerale sarà allo stadio Pietrangeli. Perché c’è parcheggio e tremila sedute. Mi dispiace che non potrò assistere per vedere chi ci sarà, ma se piovesse, potremmo rimandare. Per la musica penso a “My way”». La voce di Frank Sinatra è la colonna sonora perfetta che fa da sfondo alla vita di Nicola, amante del bel mondo, tennista eccelso che ha scelto tutto sempre a suo modo.