Roma, scempio sui muri al Palatino: incisioni e selfie con sorrisi

Lunedì 13 Febbraio 2017 di Laura Larcan
Roma, scempio sui muri al Palatino: incisioni e selfie con sorrisi

Una passeggiata turistica, un muro antico, l'incisione delle proprie iniziali dentro un cuore, un selfie ricordo con il graffito clandestino, e magari anche un bacio. Ma quanto è divertente (persino romantico) incidere il proprio nome col gusto dell'eternità, su un muro secolare, nel cuore, manco a dirlo, della Città eterna, all'ombra dei monumenti millenari che affondano le radici nel mito? Accade sul Palatino, lungo la stradina pittoresca che sale, al di fuori degli scavi archeologici, sul colle delle origini, per raggiungere le chiese di San Sebastiano al Palatino e San Bonaventura, mete predilette per i matrimoni dei romani. Un diverticolo della via Sacra, che si può percorrere a piedi senza dover fare il biglietto per il Foro Romano e Palatino.

LA PASSEGGIATA
A sinistra corre l'antico muro del secentesco convento con vigna di San Sebastiano. A destra il muro risalente, in parte, fino all'Ottocento, che delimita l'area archeologica statale. I turisti sembrano prediligerli. Passano, scrivono, documentano lo sfregio d'amore (perché nel terzo millennio anche l'azione di sfregiare un muro antico sembra aver bisogno di una legittimazione digitale) e vanno via. Complice l'assenza totale di controlli, in un clima di spensierata libertà. Sono ormai le mura delle incisioni ricordo. Il divertimento di una domenica pomeriggio al Palatino. Un fenomeno che fa impressione proprio nel giorno in cui è salita tristemente all'onore delle cronache la notizia della turista francese Sabrina B. che ha inciso con una moneta il proprio nome con data su un pilatro di laterizio del Colosseo.

Un uomo sceglie un angolo del muro che delimita la proprietà del convento di San Sebastiano al Palatino. Raccoglie una pietra appuntita da terra e comincia a picconare una M di almeno dieci centimetri. Batte finché la lettera in stampatello non spicca bianca sul muro, grattando via strati di intonaco. Un lavoro certosino, mentre la compagna lo riprende col cellulare. E un bacio di approvazione. Un video ricordo da writer abusivi sul Palatino. Non contento, aggiunge una R. Usa un bastoncino più duro, per un lavoro più raffinato.

Scusi, ma perché lo sta facendo? «È divertente, perché non farlo? Tanto è pieno di scritte qui». Sì, ma è comunque sempre un muro di un monumento, in un'area vincolata. «Davvero? Non lo sapevo. Non c'è nessuno a dircelo». Arrivano dagli Stati Uniti, dall'Australia, molti dalla Spagna, in questa porzione di colle a ingresso libero, in una domenica calda d'inverno. L'artista di strada di turno con amplificatore accompagna alla chitarra le performance.

MADONNA DEL 1700
Un'altra coppia sceglie un tratto di muro accanto all'altarino che conserva la piccola Madonna Addolorata del XVIII secolo. Lei raccoglie un sasso a terra e si mette al lavoro: incide le iniziali K+P e le incornicia dentro un cuore. Gran finale, una foto alle mani congiunte che disegnano un cuore, pendant dell'incisione. E ancora, selfie. Eccolo il gioco feticista dei graffiti per l'eternità. Su quel muro antico, passato per i restauri del secondo dopoguerra, e ormai imbrattato e scrostato da mille scritte.

Nel giro di mezz'ora, ieri, si saranno divertiti almeno una ventina di passanti. Senza scrupoli. Zainetti da viaggio, bottigliette d'acqua, cellulari a portata di mano. E quel divertissement di lasciare un segno. Il muro sembra attrarre un fenomeno di massa contagioso. D'altronde i controlli qui non ci sono. Il via vai di poliziotti e presidi militari, sembrano un'eco lontana. Siamo a pochi metri da piazza del Colosseo, eppure sembra un'oasi di libertà creativa con vista mozzafiato sulla Roma dei Cesari.

Un'altra coppia sceglie un angolo di muro per immortalare i loro nomi, con data. «Siamo stati qui». Lei sceglie un sasso a terra e lavora per incidere una coreografie di lettere. Lui le dà consigli su come rendere più «particolare» il ricordo del loro passaggio. Cambia strumento. Sceglie una pietra più appuntita, qualcosa che desse una parvenza di colore sullo sfondo grigiastro del muro. Un lavoro di fino. Tant'è.

VERSI E PENNARELLI
Un'altra coppia tenta un pamphlet, una serie di versi per personalizzare il graffito. Prova prima con un pennarello, ma la resa non è efficace. «Spicca troppo, è troppo forte». L'incisione garantisce un'aura quasi romantica, come le firme lasciate dai famosi pittori del Rinascimento quando scoprirono la Domus Aurea, o come i viaggiatore del Grand Tour che esplorarono Villa Adriana. Un altro giovane, occhiali da sole e zainetto da trekking, si accovaccia e comincia a incidere il suo nome e quello della fidanzata. A pochi metri dalla sequenza dei bassorilievi scolpiti, chiusi dentro nicchie, che riproducono le stazioni della Via Crucis di Gesù, e che conducono alla chiesa di San Bonaventura. Scusi, ma non le sembra poco opportuno imbrattare questo muro? «Perché è vietato? Guardi quante scritte ci sono», replica il ragazzo innamorato. Scritte che attirano altre scritte, nel cuore della Roma monumentale. Senza che nessuno dica nulla.

Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 08:21