Un funzionario come vicesindaco Salta il contratto per gli assessori

Venerdì 24 Giugno 2016 di Simone Canettieri
Un funzionario come vicesindaco Salta il contratto per gli assessori
Due settimane di tempo, segno che non c'è fretta e che forse non mancano i problemi per chiudere la prima giunta pentastellata di Roma. A partire dall'idea del contratto da far firmare agli assessori: ipotesi nata e morta nel giro di 24 ore dopo i primi «no, grazie». Dunque, ora la parola d'ordine è la calma. Tra le varie caselle da riempire (non è escluso che bisognerà rivedere anche quella allo Sport dopo l'ennesimo caso Lo Cicero) rimane quella del vicesindaco. Ruolo per il quale sta prendendo quota Salvatore Romeo, funzionario del Comune di Roma che dal 2011 si occupa di controllo nella intricatissima giungla della partecipate del Campidoglio.

Fa parte del «Raggio magico», lo stretto giro di consiglieri che sono vicini al neo sindaco e soprattutto a Daniele Frongia, futuro capo di gabinetto, colui che l'ha accompagnata anche ieri, dopo il debutto l'altro giorno al Giubileo, in Campidoglio. Finora sono stati annunciati Paolo Berdini (Urbanistica), Luca Bergamo (Cultura), Andrea Lo Cicero, Paola Muraro (Ambiente). Quasi fatta Cristina Pronello ai Trasporti, che arriva dal Politecnico di Torino.
Si allontano invece le possibilità di entrare in giunta per Alberta Parissi alle Attività produttive, Marcello Minenna al Bilancio (Consob) che potrebbe lasciare il posto appunto a Romeo. Per le partecipate, assessorato di scopo, si fa il nome del docente universitario Antonio Blandini.

LA POLEMICA
Sui tempi non proprio rapidissimi è già polemica. Attacca il deputato del Pd Marco Miccoli: «Un tempo davvero lungo, degno della prima repubblica e forse frutto delle faide interne alle correnti grilline. Non c'è che dire, la Raggi se la prende comoda: a questo punto poteva presentarla direttamente a Natale, sotto l'albero come regalo ai romani».

Dietro alla calma grillina c'è sicuramente un aspetto non secondario: il codice etico, già sottoscritto dagli eletti, che sarebbe dovuto essere firmato anche dagli assessori. Ma dopo il «no» dei diretti interessati - raccontato ieri da Il Messaggero - è arrivata subito la retromarcia. I componenti dell'esecutivo Raggi non saranno sottoposti al «contratto» che prevede una penale di 150mila euro in caso di disobbedienza alla linea del M5S. D'altronde da Berdini a Lo Cicero, passando per Pronello un po' tutti avevano espresso in privato e in pubblico una serie di perplessità su questa pratica fino a definirla «inquietante».

IL RIPENSAMENTO
Sicché è scattato il ripensamento, espresso direttamente dalla Raggi con questa formula: «Sugli assessori non ho fatto nessuna marcia indietro riguardo al codice etico - ha spiegato Raggi - che invece è valido per sindaco e consiglieri. In un primo momento pensavamo di prevederlo perché era previsto per alcune persone in squadra, poi non è stato necessario». Anche se fino all'altra sera il parlamentare Danilo Toninelli continuava a ribadire che l'esigenza della firma da parte di tutti. Poi è arrivato il cambio di linea. Che dovrebbe prevedere anche un forte «ammorbidimento» dell'opzione parere legale degli atti comunali al vaglio del M5S.

 
E cioè, secondo il contratto, che le proposte di atti di alta amministrazione e le questioni giuridicamente complesse verranno preventivamente sottoposte a «parere tecnico-legale a cura dello staff coordinato dai garanti del Movimento». Anche su questo aspetto dopo i primi «no» pronunciati dai dirigenti del Comune, i grillini hanno cercato di minimizzare: «Ci penserà Virginia a fare da garante».