Bruxelles - Un primario di fede cattolica che lavora in un ospedale cattolico non può essere licenziato perchè ha divorziato e si è risposato. È la sentenza emessa dall'avvocato generale della Corte di Giustizia Europea, Melchior Wathelet, suggerendo una possibile soluzione ad una causa originata dalla vicenda di un primario di Medicina interna di un ospedale cattolico di Duesseldorf, in Germania.
Il medico aveva fatto il primario dal 2002 al 2009 nella struttura, gestita da un ente a responsabilità limitata sottoposto alla sorveglianza dell'arcivescovo di Colonia: quando l'ospedale ha saputo che l'uomo aveva divorziato e si era risposato civilmente, senza aver ottenuto l'annullamento del primo matrimonio, celebrato con rito cattolico, lo ha licenziato in tronco.
Secondo l'avvocato generale, l'obbligo per un primario cattolico di rispettare la «sacralità e l'indissolubilità» del matrimonio secondo la concezione della Chiesa cattolica non costituisce un vero e proprio requisito per lo svolgimento dell'attività lavorativa, né tanto meno un requisito essenziale e giustificato per lo svolgimento dell'attività lavorativa.
Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 12:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il medico aveva fatto il primario dal 2002 al 2009 nella struttura, gestita da un ente a responsabilità limitata sottoposto alla sorveglianza dell'arcivescovo di Colonia: quando l'ospedale ha saputo che l'uomo aveva divorziato e si era risposato civilmente, senza aver ottenuto l'annullamento del primo matrimonio, celebrato con rito cattolico, lo ha licenziato in tronco.
Secondo l'avvocato generale, l'obbligo per un primario cattolico di rispettare la «sacralità e l'indissolubilità» del matrimonio secondo la concezione della Chiesa cattolica non costituisce un vero e proprio requisito per lo svolgimento dell'attività lavorativa, né tanto meno un requisito essenziale e giustificato per lo svolgimento dell'attività lavorativa.