Italicum, la Consulta fissa l'udienza il 24 gennaio

Martedì 6 Dicembre 2016
Italicum, la Consulta fissa l'udienza il 24 gennaio

La Corte costituzionale ha fissato per l'udienza del 24 gennaio 2017 la discussione sulle eccezioni di costituzionalità sollevate sull'Italicum. La data è importante nel contesto della crisi di governo innescata dalla vittoria del No al referendum. Il risultato del voto, infatti, ha cancellato la riforma costituzionale su cui si fondava l'Italicum che a questo punto è una legge elettorale inutilizzabile poiché basata su un sistema monocamerale. Prima di andare al voto, quindi, è necessario mettere mano all'Italicum, ma con la sentenza della Corte in vista sono in molti (si sono espressi in tal senso M5S e Fi) a pensare di attendere il verdetto prima di andare al voto.

La scadenza fissata dalla Corte allontana comunque la possibilità di un voto anticipato già a febbraio. Se infatti si decidesse di applicare le indicazioni della Consulta, bisognerebbe aspettare la sentenza e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale che la renda esecutiva. E per questo, «vista la complessità della materia, ci vorranno dai 20 giorni a un mese», spiega una fonte della Corte. Ma anche se si decidesse di bypassare la Corte e votare con gli strumenti a disposizione, questo vorrebbe dire chiamare i cittadini alle urne con due leggi diverse: l'Italicum com'è adesso per la Camera e il Consultellum, figlio della sentenza 2013 della Consulta sul Porcellum, per il Senato. Ma l'Italicum potrebbe nel frattempo essere stato bocciato dalla Corte poco prima delle elezioni.

Del resto è lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella a chiarire che sarebbe «inconcepibile» indire le politiche «prima che le leggi elettorali di Camera e Senato vengano rese tra loro omogenee». Di per sé, osserva il costituzionalista Michele Ainis, «se la politica trovasse coesione e forza, potrebbe tranquillamente fare a meno della decisione della Corte Costituzionale e nel giro di un mese modificare l'Italicum», ma forse «il gioco del cerino è già iniziato e così non se ne esce». Per cui, la decisione dei giudici costituzionali diventa dirimente.

La Consulta ha esaminato e deciso la data nel corso della camera di consiglio calendarizzata oggi per altre cause. Si riprende così il filo interrotto il 4 ottobre, giorno in cui era stato precedentemente fissata l'udienza poi rinviata per non interferire col referendum, senza fissare una nuova data. Un passaggio che aveva prodotto discussione tra i giudici. Alla Corte erano già arrivati gli atti dei tribunali di Messina, Torino e Perugia, a cui potrebbero ora essere accorpate le ordinanze di Genova e Trieste, giunte dopo. Giudice relatore sarà Nicolò Zanon. Se anche l'intervento fosse minimale, in questo clima politico peserà.

I giuristi sono propensi a ritenere che la Corte potrebbe agire sulla soglia che al primo turno consente di accedere al premio di maggioranza, ritenendo il 40% dei voti una quota troppo bassa e probabilmente non tanto sul ballottaggio in sé e per sé, ma sui criteri fissati ora nella legge, chiedendo di condizionarlo.

Ancorando per esempio a un quorum di voti. Ora, infatti, la legge prevede che vadano a ballottaggio le due forze che hanno ottenuto più voti: così però si può ottenere la maggioranza dei seggi anche se al primo turno si è conseguito solo il 20%. 


 

Ultimo aggiornamento: 21:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA