Tasse, ora Renzi prepara il rilancio allo studio anche il taglio Irpef

Venerdì 19 Agosto 2016 di Alberto Gentili
Tasse, ora Renzi prepara il rilancio allo studio anche il taglio Irpef
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«Continueremo ad abbassare le tasse con la prossima legge di stabilità». Matteo Renzi esce allo scoperto. Prende un break dalla breve vacanza per annunciare di voler presentare entro il 20 ottobre una manovra di bilancio espansiva, in grado di ribaltare l'imprevista (e dolorosa) gelata dell'economia: crescita zero nel secondo trimestre e Pil fermo allo 0,6%, ben distante dall'1,2% su cui aveva scommesso il governo.

Quali tasse intende ridurre, il premier non lo dice. Ma è evidente che in vista del referendum costituzionale di settembre, su cui il governo si gioca la pelle, l'intenzione del premier è quella di varare un intervento «a forte impatto». Tant'è, che in cima alla sua agenda resta l'anticipo al prossimo anno del taglio dell'Irpef a favore dei ceti medi, sforbiciando di qualche punto l'aliquota del 38% che si applica ai redditi tra i 28 mila e i 55 mila euro lordi annui. Oppure una riduzione del costo del lavoro, con un taglio del cuneo fiscale maggiore di quello già messo in cantiere. Più difficile, invece, il bonus per le pensioni minime: «Visti i conti, costa troppo, più o meno 3 miliardi», sostengono a palazzo Chigi.

 
Già, i conti. Per poter mettere mano al portafogli, Renzi deve assolutamente strappare a Bruxelles una nuova dose di flessibilità. Operazione difficile. Perché a dispetto degli impegni, anche quest'anno il debito sta crescendo. E perché il governo per l'anno in corso ha già ottenuto dalla Commissione europea uno sconto che, secondo le regole europee, può essere soltanto una tantum.

Ma il premier, convinto com'è che centrare l'1,8% deficit-Pil concordato con Bruxelles «vorrebbe dire dare la mazzata finale all'economia», è deciso a vender cara al pelle. E a dimostrare che terrorismo, Brexit, emergenza-migranti e la difficile congiuntura internazionale, sono circostanze eccezionali valide a giustificare e ad ottenere un'altra fetta di flessibilità: roba da 10 miliardi di euro, con il rapporto deficit-Pil che dovrebbe salire dall'1,8%, al 2,4%. «Comunque ben al di sotto del 3%, e molto meglio di Francia e Spagna», afferma un consigliere economico, «in ogni caso la nostra priorità è lo stato di salute dell'economia italiana, i parametri europei vengono dopo. Anche perché se dovesse innescarsi una terza recessione in meno di 8 anni, sarebbe un disastro. Il Paese non si rialzerebbe più. E' perciò scontato che il governo varerà una legge di stabilità espansiva con nuovi tagli alle tasse».

LA TRATTATIVA
In aiuto di Renzi potrebbe arrivare la Merkel. Primo, perché la Cancelliera teme che una sconfitta del premier al referendum potrebbe gettare l'Italia nell'instabilità politica, terremotando l'Eurozona con conseguenze peggiori della Brexit, come hanno scritto il Wall Street Journal e il Financial Timese ieri l'Economist. Secondo perché, come azzarda il Times, Renzi e Merkel avrebbero in programma uno scambio. Il premier italiano accetterebbe i tempi lunghi di uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea indicati dalla Cancelliera per limitare i danni al sistema bancario tedesco. E la Merkel ripagherebbe il beau geste accettando che la Commissione europea conceda nuova flessibilità all'Italia. I due, con ogni probabilità, ne parleranno lunedì in occasione del vertice di Ventotene con François Hollande, anche lui molto interessato a una svolta a favore della crescita.
Trattative a parte, Renzi è convinto che «ridurre le tasse non è soltanto giusto, ma è anche un fatto di competitività». La dimostrazione sarebbe «l'accordo con Ryanair con investimenti da 1 miliardo di euro perché abbiamo evitato l'aumento delle tariffe aeroportuali». Da qui l'impegno, appunto, «a continuare con i tagli nella prossima legge di stabilità», perché «per l'Italia non c'è ricetta migliore di abbassare le tasse e continuare con le riforme strutturali».