Renzi al Lingotto: «Hanno provato a distruggere il Pd»

Domenica 12 Marzo 2017
Renzi, Gentiloni e Martina

Matteo Renzi ha chiuso oggi la tre giorni al Lingotto di Torino: «Qualcuno ha cercato di distruggere il Pd», ha detto prima di tracciare la strada: «La partita inizia ora: dobbiamo scrivere il progetto per il Paese». Poi ha attaccato il M5S: «Rinunciate all'immunità vediamoci in tribunale».

In platea anche il premier Paolo Gentiloni, acolto da grandi applausi, e Luca Lotti, ministro dello Sport. La kermesse si è chiusa sulle note di 'Something just like this' dei Coldplay. La gente presente al Lingotto ha salutato Renzi come una rockstar al termine del suo intervento durato circa mezz'ora. L'ex premier è stato sommerso dal
pubblico e qualcuno l'ha anche preso in braccio alzandolo in aria, tanto che lo staff della sicurezza si è affrettato a chiudere i passaggi verso il backstage. Del resto, Renzi ha dedicato proprio l'inizio del suo discorso finale al «botto di gente» venuta a Torino.

«Nelle scorse settimane oggettivamente qualcuno ha cercato di distruggere il Pd perché c'è stato un momento di debolezza innanzitutto mia. Ma non si sono accorti che c'è una solidità e una forza che esprime la comunità del Pd, indipendentemente dalla leadership: si mettano il cuore in pace, c'era prima e ci sarà dopo di noi e ora cammina con noi», ha detto Renzi. «Noi quando abbiamo perso siamo rimasti, senza scappare, senza scinderci. Si può perdere ma non perdersi», ha poi ribadito.

«L'elemento chiave che forse non siamo stati bravi a raccontare è che qui c'è un popolo non un insieme di dirigenti che cercano di cambiare l'Italia ma un popolo che ci crede, che si è mischiato, che ha dei valori, che non si fa distruggere da niente e nessuno,è il popolo del Pd», ha proseguito Renzi.

«Auguri di buon lavoro a Orlando e Emiliano perché non facciamo polemiche con nessuno e in particolare con i nostri compagni di squadra», ha affermato ancora l'ex premier.

«La partita inizia adesso, la mozione sarà scritta la prossima settimana, ma c'è il progetto per il Paese noi non sappiamo se il futuro è maggioritario o proporzionale, abbiamo le nostro idee, ma dopo il 4 dicembre quel disegno di innovazione istituzionale è più debole,la forza delle nostre idee è il confronto con gli altri e allora vincerà chi sarà più forte in termini di progetti e proposte», ha sottolineato ancora Renzi.

«Bentornato a casa tua Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio: siamo felici di lavorare insieme a te», ha affermato poi Renzi. «Oggi al #Lingotto17 con Matteo Renzi. Più forza al Pd per il futuro dell'Italia», aveva scritto su Twitter il presidente del Consiglio.

«Ci dobbiamo porre il tema di come si sta, ma è un tema che affronteremo da quello che accadrà sulla legge elettorale. La prima alleanza che vale è con i cittadini che credono in noi. Non possiamo replicare modelli del passato se no è chiaro quello che vogliamo fare», ha affermato ancora Renzi al Lingotto. 

«Se qualcuno vuole iscriversi a qualche corrente può fare tranquillamente a meno di noi, perché non vogliamo un partito di correnti, gabinetti, spifferi. Noi vogliamo la comunità», ha aggiunto l'ex segretario del Pd.

«Il Pd ha bisogno di più leader non di meno leader, un partito privo di leadership è un modello culturale sbagliato. Ai quarantenni dico: mettetevi in campo. Ai sindaci, amministratori, parlamentari, tirate fuori la grinta che aspettate a farvi sentire», è stato poi l'invito di Renzi.

«Essere di sinistra non è rincorrere totem del passato lo diciamo a chi immagina che essere di sinistra è salire su un palco alza il pugno chiuso e canta bandiera rossa. Sono esponenti di una cosa che non c'è più. Non è con l'amarcord che si difendono i più deboli. È un'immagine da macchietta non di politica», sono ancora parole di Renzi.

«Un certo amarcord per la sinistra del passato è comprensibile ma a volte fa a cozzi dalla realtà. Sento parlare dell'Ulivo da persone che lo hanno segato dall'interno, passaggi di apoteosi sull'Ulivo da chi ha contribuito a concludere anticipatamente l'esperienza di governo di Prodi, cosa che non sarebbe accaduta se fosse stato segretario del partito. Nel curriculum possono dire di essere esperti di xylella non di Ulivo», ha proseguito Renzi.

«Ci sono argomenti su cui non possiamo girarci introno: no alle alleanze con chi non accetta il principio di legalità che non è un valore di parte ma di tutti. Quando un sindaco si schiera con chi sfascia la città per non far parlare qualcuno quella non è una cosa da Pd. E quanto un parlamentare chiede di parlare lo deve fare, noi siamo dalla parte di quel parlamentare anche se si chiama Salvini, Proprio perché si chiama così, lo vogliamo sconfiggere alle elezioni ma deve parlare come devono parlare tutti», ha affermato ancora Renzi.

«Che il Pd è dalla parte della legalità significa che non si può limitare a condannare chi tira la molotov contro l'arma dei Carabinieri perché questo non è solo un venire meno ai valori costitutivi dell'Italia ma insultare le persone che stanno rendendo l'Italia un luogo migliore: senza se e senza ma dalla parte delle forze dell'ordine», ha insistito Renzi.

«No alla giustizia di chi ha confuso la giustizia con il giustizialismo. La Costituzione dice che un cittadino è innocente fino a sentenza passata in giudicato. Sempre, non a giorni alterni. I processi si fanno nei tribunali, non sui giornali. Gli articoli sono del codice penale. Le condanne le emettono i giudici, non i commentatori», ha afermato ancora Renzi.

«Solidarietà a una persona che è stata indagata e sulla quale c'è stata grande polemica... il sindaco di Roma Virginia Raggi», ha poi detto Renzi al Lingotto, parlando del garantismo. Poi guarda la platea e sorride: «C'è rimasto male?», dice a chi si aspettava che citasse le persone coinvolte nel caso Consip. «Non è che puoi immaginare che il garantismo vale solo per i tuoi: due pesi e due misure è la negazione della politica», ha sottolineato.

«Non è che il garantismo vale solo con i tuoi e non per gli altri, noi siamo dalla parte della giustizia e per essere parte giustizia facciamo un sommesso appello a M5s che hanno in questi ultimi giorni e settimane detto parole infami su di noi: date una dimostrazione coerente del vostro atteggiamento rispettoso, rinunciate all'immunità e prendetevi le querele e vediamo in tribunale chi ha ragione, di Maio e di Battista rinunciare a prerogative dei parlamentari e venite in tribunale e vediamo chi ha ragione o torto, vi aspettiamo con affetto», ha argomentato Renzi.

«Il fatto che ci siano degli stabilimenti Fiat in Italia non significa la vittoria del capitalismo, ma che ci sono donne e degli uomini che sono tornati in fabbrica. Dieci anni fa non era scontato che la Fiat potesse avere insediamenti importanti in Italia: a Melfi ci sono donne e uomini che sono tornati in fabbrica e così a Pomigliano. E se vuoi difendere il lavoro bisogna creare lavoro, altro che convegni. Io difendo chi crea lavoro», ha poi detto l'ex premier.

 

Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA