Orlando: serve un centrosinistra largo, se segretario mi dimetto da ministro

Domenica 12 Marzo 2017
Orlando: serve un centrosinistra largo, se segretario mi dimetto da ministro
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«Le elezioni europee ci hanno dato alla testa: abbiamo pensato che potevamo fare da soli. E ci siamo sbagliati». Così Andrea Orlando in un passaggio del suo intervento al teatro Eliseo a Roma dove ha lanciato la sua candidatura alle primarie del Pd in una manifestazione intitolata "Cambiare il Pd, ricostruire l'Italia con Orlando segretario". «Se dopo aver vinto nei comuni metti il dito negli occhi a tutti gli altri, poi questi si mettono insieme con l'idea di farti perdere e ci riescono», ha continuato. Per il candidato alla segreteria Pd «in un sistema tripolare il tema delle alleanze diventa essenziale, serve un centrosinistra largo, serve mettere insieme tutte le forze in grado di vincere i populismi».

«Ora è il tempo del coraggio e di cambiare questo partito prima che gli elettori cambino definitivamente la loro sceltà», ha detto Nicola Zingaretti aprendo la manifestazione per Orlando. «Il mio non è un attacco, è un atto di amore nei confronti del nostro partito dire che deve cambiare», ha detto il governatore del Lazio.

«Il segretario deve fare il segretario, ma bisogna ragionare su tre punti per governare. Una legge elettorale che aiuti un po' la vocazione maggioritaria, essere in grado di mandare un messaggio a tutto il Paese, creare un partito inclusivo che sia riferimento di un campo di forze Un centrosinistra largo che sia in grado di battere le forze di destra e populiste». Poi alla domanda se quindi si dimetterebbe da ministro qualora diventasse segretario, Orlando ha risposto: «Sì, sarebbe una conseguenza ma penso che al di là del mio caso specifico e delle mie intenzioni stiamo entrando in uno scenario in cui le due figure con grande difficoltà coincideranno: credo sia un elemento su cui  dovremmo riflettere seriamente».

«Io sono perché ci sia un rapporto con i moderati. Con alcuni collaboriamo in alcune regioni e sono stati fondamentali per la vittoria, penso a quelli in Piemonte di Portas. Poi, dobbiamo lavorare sull'ipotesi che nasca alla
nostra destra una forza di centro riformista», ha detto ancora Orlando rispondendo a chi gli chiedeva se fosse disponibile ad abbracciare i moderati come dice Franceschini. Angelino Alfano? «Non faccio nomi, quello che mi interessa è il programma: sicuro che non possiamo governare con forze che rivendicano l'attuazione di un programma di centrodestra e dentro la stessa coalizione con forze che rivendicano un programma di centrosinistra». E lei sceglie il centrosinistra? «Ovviamente, altrimenti non sarei qui». «I moderati della nostra coalizione ci sono già, sono quelli di Portas», ha insistito Orlando. «Bene che altri vengano purché aderiscano al programma di centrosinistra».

«Non ce la sfangheremo agitando simboli o bandiere o con la tardiva venerazione di filosofi del pensieri marxista», ha sostenuto ancora il candidato alla segreteria Pd: «Forse gli osservatori a cui piace mettermi la camicia del socialdemocratico vorrebbero sentire altre parole da me: io invece li deluderò e parlerò dell'Europa, quel luogo in cui da settant'anni anni non ci sono guerre ma di cui ne è circondato».

«Mi ha fatto male vedere i compagni che se ne sono andati e le persone che sono rimaste a casa, ma
mi ha fatto ancora più male vedere che qualcuno di fronte a questi due fatti abbiano tirato un sospiro di sollievo», ha quindi affermato il candidato alla segreteria del Pd.

«Se alle primarie andrà a votare la metà della gente, come dimostrano i sondaggi, chiunque sarà il vincitore avremo perso tutti. E io non voglio un Pd debole», ha continuato Orlando, che ha poi lanciato l'appello: «Facciamo tutti insieme un'azione per fare andare a votare le persone alle primarie».

«Se continuiamo a dire Mattarellum, su cui tutti ci hanno detto no, vuol dire che vogliamo andare a votare con questa legge elettorale», ha osservato poi Orlando. «Non possiamo non dire niente sulla legge elettorale. Perché in questo modo o si va così o si fanno le larghe intese e me non piace nessuna delle due ipotesi» afferma il ministro della Giustizia che continua «la vocazione maggioritaria non la difendiamo dicendo Mattarellum ma offrendoci come campo di interlocuzione, contaminazione. Vocazione maggioritaria non è l'autosufficienza».

L'ipotesi di una stretta sugli avvisi di garanzia, in modo che non siano divulgabili, «rischia di ledere i diritti della difesa. Noi, comunque, tutti i passi che vanno nella direzione di un contenimento del clamore del processo li abbiamo fatti e li facciamo: va in questa direzione il ddl sulla riforma del sistema penale», ha poi affermato Orlando, riferendosi all'ipotesi di circolata al Lingotto di una stretta sugli avvisi di garanzia rendendoli non più divulgabili a garanzia dell'indagato.



 
Ultimo aggiornamento: 15:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA