Pd, con la scissione il voto a giugno non è scongiurato

Martedì 14 Febbraio 2017 di Marco Conti
Pd, con la scissione il voto a giugno non è scongiurato
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“Non so se andiamo”. “Andiamo e non ritiriamo la delega”. “Non andiamo”. "Andiamo e restiamo fuori". In vista dell’assemblea del Pd di domenica che avvierà la fase congressuale, un nuovo tormentone agita il Pd. I tre candidati alla segreteria, Emiliano, Rossi e Speranza, continuano a marcare il terreno nel tentativo di contenere Matteo Renzi.  L’obiettivo della minoranza interna è quella di allungare il più possibile i tempi del congresso per chiudere la finestra elettorale di primavera.

Prendere tempo per evitare di consegnare a Renzi l’arma dello scioglimento anticipato della legislatura attraverso il congresso che temono si possa concludere entro aprile. Malgrado i tentativi di Dario Franceschini, la sinistra del Pd continua a minacciare di andarsene. Mai scissione è stata più annunciata di questa, a conferma delle difficoltà che molti della sinistra hanno di lasciare il Pd per avventurarsi nel partito di Scotto e D’Alema.

Renzi intende però rispettare la tabella di marcia e vuole avviare il congresso nel giro di due settimane. Della data del voto non parla l’ex premier anche se ieri ha sostenuto che “il Pd si deve far trovare preparato”. Quindi via al congresso e accada quel che accada anche nel Pd, è il ragionamento del segretario che, in caso di scissione, potrebbe anche accelerare ancor più i tempi per bruciare i tentativi di cartello elettorale a sinistra del Pd. Il voto a giugno con il sistema elettorale uscito dalla Consulta non è per nulla scongiurato.
 
Ultimo aggiornamento: 18:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA