Editto, arma di distrazione di massa

Mercoledì 8 Febbraio 2017 di Massimo Martinelli
Ci risiamo. Un esponente autorevole del M5S come Luigi Di Maio riconosce il “valore irrinunciabile” della libertà di stampa e al tempo stesso ne nega i principi fondamentali. Uno dei quali impone di informare tempestivamente i lettori delle vicende - anche giudiziarie - che coinvolgono chi governa il Paese e le amministrazioni locali. Questo, per Di Maio, forse nostalgico della censura, è intollerabile, soprattutto se la giunta in questione è quella M5S della Capitale. Per lui, dunque, chi racconta le disavventure e le inchieste riguardanti il sindaco Raggi e il suo entourage merita di finire in un elenco da spedire all’Ordine dei Giornalisti. Una lista di nomi che, a volerla prendere sul serio, potrebbe evocare le liste di proscrizione dei regimi autoritari dei quali - peraltro - i cinquestelle si sono sempre dichiarati avversari. Un’offensiva, anzi un’arma di distrazione di massa, al cui confronto gli sfoghi di Silvio Berlusconi e i suoi editti bulgari contro la categoria appaiono quasi innocui minuetti, e gli strali irati di Massimo D’Alema sembrano buffetti affettuosi.

Lungi dall’intimidire una categoria che continuerà ovviamente a fare il suo mestiere, questo attacco appare piuttosto il sintomo della difficoltà politica di un partito che spera di trasformare i suoi guai in successi di un’amministrazione che finora non si è distinta per la qualità e quantità di azioni concrete. (A proposito, i trionfi della giunta sono 43 o 91, come è stato appena rettificato? Ne abbiamo perso il conto).

 
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