Legittima difesa, crepe dopo il sì alla legge. La destra: non basta

Venerdì 5 Maggio 2017 di Emilio Pucci
Legittima difesa, crepe dopo il sì alla legge. La destra: non basta

E' passata alla Camera con 225 sì, 166 no e 11 astenuti la proposta di legge sulla legittima difesa che modifica gli articoli 52 e 59 del codice penale. Il centrodestra si ricompatta, bocciando il provvedimento che giudica assolutamente insufficiente.

Il testo, frutto di un accordo tra Pd e Ap, in un primo momento era stato appoggiato anche da FI. La trattativa dem ha portato gli azzurri a votare inizialmente due emendamenti della maggioranza. Il relatore della legge Ermini due giorni fa ha anche citato in Aula il lavoro della Gelmini, accogliendo delle modifiche richieste dal partito di Berlusconi. «L'intesa era che ad intestarsi il provvedimento fossero anche loro», confida un big del Pd. Poi, raccontano, è stato La Russa ad avvertire gli azzurri che la Lega non sarebbe rimasta a guardare e che FdI si sarebbe schierato con i lumbard. L'ex ministro della Difesa ha chiesto una sospensiva dei lavori e in una riunione tra i capigruppo di centrodestra si è trovata la quadra, sigillata con il no di Berlusconi. «Non possiamo consegnare il tema della sicurezza né al Carroccio né al Pd e ad Alfano», la linea del Cavaliere che ha mandato un messaggio a Salvini anche sulla necessità di cercare una convergenza sulla legge elettorale.

Ma ora è polemica nel partito azzurro: i moderati si sentono ancor di più al traino del partito di via Bellerio, i filo-leghisti di FI sono tornati alla carica per rilanciare il peso di Salvini e la necessità di un patto in vista delle politiche. A pochi mesi dalle amministrative i due fronti si ricompattano. Gli orlandiani, pur non nascondendo malessere per la legge, danno il via libera, anche perché il ministro per i Rapporti con il Parlamento Finocchiaro si è fatto garante dell'intesa che riconosce sempre la legittima difesa se c'è «un grave turbamento» e si reagisce a un assalto «violento, con minaccia e inganno».

PROTESTE E SIT IN
In Aula è bagarre sull'asse Lega-Fdi. Boldrini più volte richiama all'ordine gli oppositori della legge, Salvini si presenta in tribuna, inveisce, grida a più riprese «vergogna» e viene cacciato. Vengono issati cartelli nell'emiciclo: La difesa è sempre legittima. Sit in nella piazza antistante la Camera, magliette di protesta, parlamentari della destra in catena, «lo Stato è con i criminali». Ma il centrosinistra difende la riforma. Alfano si dice soddisfatto a nome di Ap e stigmatizza le «sceneggiate» di Salvini. «Sicurezza senza Far West», gli fa eco il capogruppo dem Rosato.

Nel centrodestra si punta il dito sui confini che vengono specificati: «Si considera legittima difesa la reazione a un'aggressione in casa, in negozio o in ufficio commessa di notte». «Piu' che legittima difesa è tutela del sonno. Una legge che distingue il ladro che vien di notte da quello che vien di giorno è ridicola», tuona Fitto. «I delinquenti possono scegliere l'orario, ironizza Zaia. La legittima difesa è valida sia di giorno che di notte», la risposta di Ap, con Costa che parla di «maggior tutela per le famiglie» e Alfano che accusa Salvini di fare sceneggiate. «Non c'è nessuna licenza di sparare, nessuna giustizia fai da te: spetterà sempre al giudice stabilire se la reazione è proporzionata all'offesa», puntualizza la presidente della commissione Giustizia, la dem Ferranti. L'azzurra Gelmini chiarisce: «Non siamo interessati ad issare la nostra bandiera su questo tema, ma nemmeno ci possiamo accontentare di una formulazione inefficace.

«E' una legge ipocrita e imbrogliona», sentenzia Brunetta a nome di FI.

Critiche feroci al Pd, di segno opposto, anche dalla sinistra. «Il provvedimento osserva Laforgia (Mdp) - è un pastrocchio che rischia, per l'indeterminatezza che introduce, di non tutelare efficacemente le vittime delle aggressioni». Defezioni nel Pd tra i prodiani: Monaco, per esempio, ha votato contro. M5S condanna la legge «troppo pasticciata e piena di zone d'ombra» ma non fa barricate, attirandosi gli strali di Lega e Fdi. Ora la palla passa al Senato dove il sentiero è stretto per i numeri in bilico nella maggioranza.

Ultimo aggiornamento: 10:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA