Ius soli, Mdp minaccia di aprire la crisi: «La legge va approvata»

Lunedì 7 Agosto 2017 di Mario Ajello
L'abbraccio tra Pisapia e Martina (Ansa)
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dal nostro inviato
RISPESCIA (GROSSETO) - 
Un abbraccio è un abbraccio. Ma anche un calcio negli stinchi è un calcio negli stinchi. E dunque, Giuliano Pisapia l'Anfibio un po' si abbandona ad effusioni politico-personali con il vice-segretario del Pd, il ministro Martina, e un po' demolisce la linea del segretario Renzi e si allinea a Mdp su una questione centrale. «Chi è di sinistra e di centrosinistra non può avere dubbi sull'esigenza di approvare la legge sullo ius soli entro la fine della legislatura», dice Pisapia. Proprio mentre il capogruppo dei bersaniani alla Camera, La Forgia, va all'assalto del renzismo, del gentilonismo, della maggioranza e del governo lanciando minacce: «Se non si fa lo ius soli, facciamo la crisi».

Il problema è che, tra i tanti problemi della sinistra e del centrosinistra, c'è anche il fatto che il possibile Federatore non sembra espertissimo nella comunicazione. Quando qui alla festa di Legambiente, nel grossetano, stronca la linea renziana sullo ius soli, lo fa rispondendo a una domanda e solo dopo - «Vengo dall'Irlanda e in questo periodo ho letto poco i giornali» - sembra accorgersi che in realtà sta replicando a Renzi. E mentre sta appoggiando la linea Mdp, non sa che Mdp sta dicendo le cose che sta dicendo lui.

Il risultato è che l'abbraccio plateale, con tanto di sorrisi e foto, ma non selfie, tra Pisapia e Martina viene un po' gelato dalla vicenda ius soli. E che peccato. Perché Pisapia era arrivato a questa festa di campagna in modalità relax: «Delle cose politiche parleremo dopo l'estate». E con Martina si è subito capito che i due sono fatti per capirsi. Il ministro lo accoglie così: «Non sono Maria Elena Boschi, ma abbracciamoci lo stesso». E si buttano l'uno nelle braccia dell'altro. Con il rischio di scatenare una bufera bis, dopo che da sinistra lo volevano linciare quando Pisapia alla festa dell'Unita di Milano non solo disse «qui mi sento a casa», ma fece di peggio: ha abbracciato e baciato la Boschi, come se non fosse una strega reazionaria e maneggiona (così la considerano in Mdp) ma una collega e una possibile alleata, per di più piacente.

EFFUSIONI
Effusioni con Martina, tra le ironie dei presenti: «A Giuliano converrebbe non abbracciare più nessuno nella sua vita, neppure la moglie Cinzia». E tuttavia, se i segni del corpo, essenziali in politica, dicono una cosa - ed è la stessa che unisce Pisapia a Martina: «Un centrosinistra senza il Pd è impensabile» - lo ius soli finisce per diventare un elemento di contrasto in quella parte politica alla ricerca di uno schema e di forme (ma anche no) di convivenza. Ora a Pisapia, che non ha alcuna voglia di mandare a casa Gentiloni, toccherà assecondare i suoi compagni di strada che nello ius soli hanno trovato il pretesto per sbaraccare il governo? E come farà Pisapia l'Anfibio, che anche sulla legge di stabilità non sembra particolarmente bellicoso («Va inserito il tema ambientale nella finanziaria», ha detto ieri) a voler dialogare sia con Renzi sia con chi lo vuole abbattere insieme a Gentiloni?

MODELLO WILDE
Sembra la giornata sbagliata, ecco, per il ritorno in campo di Giuliano l'Anfibio, l'Equilibrato o l'Acrobata. Che è quella in cui Martina sostiene bonariamente che «dobbiamo essere cooperativi e non competitivi» (con la sinistra alla Pisapia), è quella in cui Giuliano e Maurizio sembrano gemelli, se non altro dal punto di vista del garbo, della serietà e della voglia di capirsi («Ma o si trovano alleanze o questa è una chiacchierata un po' sterile», dice giustamente Ermete Realacci alla festa campestre citando poi Oscar Wilde: «I partiti sono l'unico posto rimasto dove non si parla di politica»), i possibili compagni di strada di Pisapia accendono i fuochi della guerra anti-renziana.

I centristi esultano per «la frenata» renziana. Attacca Miguel Gotor: «La ritirata di Renzi sullo ius soli svela che lui non è di sinistra ma di centro». Un altro bersaniano, Michele Fornaro: «Il Pd non ha coraggio». E via così. Con i dem che passano al contrattacco con il capogruppo Rosato: «Solo polemiche strumentali quelle di Mdp». Ovvero, la guerra a sinistra, e contro il governo, sta divampando più dei roghi d'agosto. E Giuliano, che doveva fungere da Canadair, rischia di essere il primo a finire bruciato in questo incendio.

Qui alla festa di Legambiente la platea, imparagonabile ovviamente con quella che ha accolto a Capalbio l'altra sera Renzi, è a favore della pace nella sinistra. Come se non sapesse che la sinistra come suo ubi consistam ha sempre avuto quello di farsi del male tra carissimi nemici. Lo sa anche Pisapia, ed è evidente il suo travaglio. Che egli sta cercando di vivere parlando il meno possibile perché appena parla, come ieri, sorgono problemi.

RINVII
Il suo tentativo e dunque quello di rinviare le scelte, mentre tutti si chiedono anche sotto il palco viene da chiedersi: riuscirà il Federatore, il Nuovo Prodi, a federare alcunché? Sul prato di Grosseto ci sono emissari della sinistra interna al Pd, area Orlando che si muove di concerto con l'area Franceschini, che assicurano: «Pisapia ci serve nella battaglia per il premio di coalizione che renderebbe impossibile un bis di Renzi a Palazzo Chigi e lo destinerebbe a cent'anni di solitudine».

Ma l'accelerazione improvvisa, ma non imprevista, di Mdp nella lotta dura senza paura al Pd ha colto tutti alla sprovvista. Ogni mediazione diventa quasi impossibile, quella di Giuliano e quella degli altri. Ma era chiaro fin dall'inizio che la scissione semi-incruenta, fuori dal Pd ma in appoggio al governo, era concettualmente improbabile. Specie con una campagna elettorale già in corso. E in cui Bersani e D'Alema hanno deciso di sganciare l'atomica.
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