Comunali, tre quarti delle liste sono civiche: così i partiti hanno nascosto i simboli

Lunedì 12 Giugno 2017 di Mario Ajello
Comunali, tre quarti delle liste sono civiche: così i partiti hanno nascosto i simboli
Non è stata la conseguenza della pessima figura che i partiti hanno offerto, facendo saltare in Parlamento, sotto i colpi dei franchi tiratori, l'accordo sulla legge elettorale. Ma quell'episodio si è rivelato la dimostrazione di ciò che i partiti già sapevano: di essere deboli, divisi, poco presentabili, assai screditati agli occhi degli elettori. Perciò le elezioni di ieri hanno fatto registrare, più di ogni altra volta anche recente, il boom delle liste civiche.

Da Padova a Palermo, da Como a Taranto, da Alessandria a Pistoia, da La Spezia a Trapani, su un totale di 3.939 liste elettorali, addirittura 2.902 sono civiche. Ossia contenitori in cui i partiti si sono nascosti, per non contarsi direttamente, per non prendere schiaffi, per assecondare lo spirito del tempo che che è quello della neo-politica, in cui l'aspetto amministrativo prevale su quello identitario, il logo partitico respinge più che attrarre e l'astio anti-casta - giusto o sbagliato che sia - rischia di prevalere su tutto. E proprio per questo M5S, quello che meno teme la furia populista, è anche quello che più degli altri, ma neanche tanto, si è presentato agli elettori con il proprio volto invece di confonderlo dietro la maschera del civismo. M5S ha presentato 225 liste, più del Pd con 134, della Lega con 123, di Forza Italia con 108 e così via.

NASCONDERE LE TRACCE
In giro per Palermo, ad esempio, è sparita l'iconografia tradizionale sui cartelloni elettorali e la scheda del voto è diventata un catalogo di simboli neanche lontanamente riconducibili, anche nei colori, a storie politiche preesistenti (nascondere le tracce: ecco l'imperativo dominante) o a ditte politiche d'oggi. Il che, in certe realtà, soprattutto del Sud, ha reso più complicata specialmente per gli anziani l'individuazione della lista da votare.

L'altro aspetto della fuga dai simboli e del terrore dei partiti è stato quello, mai così evidente nella storia italiana, dell'assenza dei leader in campagna elettorale. E quando sono comparsi, come Grillo nella sua Genova, sono rimasti impressionati dalle piazze vuote che li hanno accolti: «Ma com'è che non c'è nessuno qui?», ha detto Beppe ai 200 che lo ascoltavano venerdì scorso. E si è dato una risposto di comodo, ironica come è tipico di quando si sente in difficoltà: «Vabbè, i genovesi sono rimasti a casa per votarci di nascosto». E Renzi? Non pervenuto in questa campagna elettorale. E i suoi ministri? Un po' di Andrea Orlando si è visto in Liguria, ma quella è la sua regione e in più si è votato a La Spezia che è la sua città oltre che a Genova dove la partita è stata dura. Franceschini ha raggiunto, a Palermo, Leoluca Orlando (che a impedito al Pd di presentare il simbolo a suo sostegno) in chiusura della campagna, ma anche in questo caso non si è registrato il pienone.

CORSA AL CIVISMO
Nascondersi prima per non dover giustificare dopo, cioè adesso, l'eventuale flop. La corsa al civismo ha funzionato insomma come espediente per evitare responsabilità. E per non pregiudicare, partendo da un insuccesso facilmente ascrivibile al proprio partito, la corsa al voto per le elezioni politiche del prossimo anno, o magari anche in quello in corso. Renzi è stato l'emblema di questo atteggiamento: elezioni locali come elezioni locali, e guai a farlo passare per un test sulla salute del proprio progetto politico nazionale. Salvo ribaltare lo schema, come vedremo nei commenti di oggi da parte di tutti, nel caso che il proprio partito, prima nascosto ma poi eventualmente resuscitato alla luce dei risultati sia andato bene.

Si è verificata insomma a questo primo giro, poi il secondo sarà tra quindici giorni, una clamorosa e verrebbe da definirla storica scomposizione dei gusci politici tradizionali. Per fabbricare, più di sempre, alleanze convenienti sul territorio. I numeri parlano così, in un raffronto tra il presente e il passato remoto è quello prossimo. Nelle comunali del 1997, quando la Seconda Repubblica era ancora fresca e i partiti si erano appena ristrutturati e tentavano il rilancio, le liste civiche furono solo il 32,3% del totale. Nel 2012, ossia la volta scorsa, si arrivò a una quota già alta: il 67,2%. Adesso si è fatto di meglio, o di peggio, e si è raggiunto un vero e proprio record di liste civiche, anche in terre come la Sicilia in cui le sigle di partito avevano resistito un po' più che altrove. Insomma da Nord a Sud, il 73,7% delle liste questa volta sono civiche.

E al secondo turno, naturalmente, la tecnica dei partiti sarà ancora di più quella di non farsi vedere. In modo che il candidato nella sfida finale raccolga, secondo lo schema classico, il voto più trasversale possibile. Ma anche al primo turno la non politicizzazione della gara, come s'è visto, è stata molto attenta e calcolata. Dovuta, anche, a fattori interni alle logiche dei partiti. Basti prendere il caso Genova. Lì, città cruciale per il Pd in queste amministrative molto politiche come sempre, Renzi non si è fatto vedere.

ASSENZE
Non solo per evitare poi di essere associato al risultato, ma anche perché il candidato della capitale ligure, Gianni Crivello, è stato scelto dalla ditta bersaniana - e a quella appartiene più o meno ed è stato assessore con il sindaco arancione Doria, anche se il suo slogan acchiappatutti è stato: «È da molti anni che non ho una tessera di partito» - e il sostegno esibito di Matteo avrebbe potuto alienargli voti, quelli della sinistra, più che portarglieli. Ma c'è di più: avere un sindaco politicamente organico a un gruppo - e guarda caso il Pd anche in zone rosse come Piacenza e Parma si è rivolto a un esterno - può risultare penalizzante per un partito, nel momento in cui i primi cittadini devono amministrare al tempo della spending review e dei finanziamenti non più generosi ma lesinati. Perciò Grillo, che solo quando fa ironia è veramente sincero, ha ripetuto più volte: Spero che il nostro candidato cinque stelle qui a Genova perda, così poi nessuno può venire a rompere le scatole a me.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA