Trump e l'accusa di diffamazione, l'avvocato: «Nessuno può querelare il presidente». Ma dimentica il caso Bill Clinton

Martedì 28 Marzo 2017 di Anna Guaita
Trump e l'accusa di diffamazione, l'avvocato: «Nessuno può querelare il presidente». Ma dimentica il caso Bill Clinton
NEW YORK - «Nessuno può querelare Donald Trump fino a che sarà presidente». Questa è la convinzione di Marc Kasowitz, l'avvocato di Trump, in risposta a una causa per diffamazione intentata contro il presidente da una donna californiana, Summer Zervos. L'avvocato tuttavia sembra dimenticare che nel 1997, quando a essere denunciato fu Bill Clinton, la Corte Suprema dichiarò che neanche il presidente può essere al di sopra della legge, e concesse agli avvocati di portare avanti la loro causa.

All'epoca di Clinton, la causa era stata intentata da una ex impiegata dello Stato dell'Arkansas, Paula Jones, che aveva sostenuto di aver essere stata molestata sessualmente dall’allora governatore Clinton. Fu quella causa che, ampliandosi, finì per includere anche la testimonianza di Monica Lewinski, e a risolversi con il processo di impeachment contro il presidente.

Per quanto riguarda il caso di Trump bisogna risalire alla campagna elettorale, lo scorso autunno, dopo che venne a galla quella registrazione in cui Trump si era vantato di sentirsi in diritto di toccare le donne nelle loro parti intime. La registrazione fece molto scalpore, e sull'onda della pubblica indignazione varie donne vennero alla luce a rivelare incontri spiacevoli con Trump. Fra queste c'era anche Summer Zervos, un'affascinante  imprenditrice californiana che era stata ospite del programma “The Apprentice” nel 2006. Summer raccontò in particolare che l'anno seguente aveva incontrato il tycoon in un albergo di Los Angeles credendo che l'incontro dovesse portare a un'offerta di lavoro. Ma invece di offrirle un impiego, racconta la donna, Trump la afferrò aggressivamente, e la baciò contro la sua volontà.

Trump ha sostenuto che la storia della Zervos era una totale invenzione, così come quella di tutte le altre donne che avevano testimoniato di aver avuto simili incontri sgradevoli con lui. L'uomo d'affari ha definito queste donne “bugiarde” e “imbroglione”, e ha liquidato le loro storie come delle “truffe”.

Summer Zervos, che si era sottoposta alla macchina della verità, ha chiesto a Trump l’immediata ritrattazione di  tali definizioni "offensive". La donna non ha chiesto risarcimenti pecuniari, solo una totale ritrattazione. Non avendola ricevuta, ha fatto causa per diffamazione a Trump lo scorso 17 gennaio. Nella querela Zervos spiega: le affermazioni del presidente «sono state dannose per la mia reputazione, il mio onore e la mia dignità».

L'avvocato di Trump ha presentato adesso ricorso in tribunale per bloccare la querela. E nel tentativo di bloccarla si è appellato al fatto che il presidente «non può essere distratto dai suoi doveri pubblici, poiché questo sarebbe dannoso sia per la presidenza che per la nazione».

L'avvocato che difende la signora Zervos è una nota attivista femminista, Gloria Allred. Immediata è stata la sua risposta all’avvocato Kasowitz: «Il presidente non gode di immunità legale dalle cause per diffamazione. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha analizzato un caso simile nella denuncia di Paula Jones e ha determinato in modo unanime che nessun uomo è al di sopra della legge, e questo include anche il presidente degli Stati Uniti." L'avvocatessa ha concluso: “Non vedo l'ora di portare queste ragioni in tribunale».
Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 14:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA