Istanbul, gli italiani scampati alla strage: «Sparava come un pazzo, noi vivi per miracolo»

Lunedì 2 Gennaio 2017 di Valeria Arnaldi
Istanbul, gli italiani scampati alla strage: «Sparava come un pazzo, noi vivi per miracolo»

«Tutto è accaduto in un istante, una frazione di secondo. Sparava come un pazzo». Sono ancora sotto choc gli italiani che si trovavano all'interno del night club Reina, a Istanbul, la notte dell'ultimo dell'anno, proprio quando ha avuto luogo l'attentato.

In cinque - tre modenesi, una bresciana e un palermitano - avevano scelto il locale, uno dei più noti e modaioli di città e Paese, per scambiarsi gli auguri e condividere bilanci, buoni auspici e, soprattutto, desideri per il 2017. Primo tra tutti, forse, quello di avvicinarsi a casa. Giovani - hanno, in media, una trentina d'anni - lavorano tutti in Turchia già da tempo per diversi mesi l'anno. Miracolo, fortuna, ma anche astuzia, è difficile per loro, e forse ancora troppo presto, scegliere la parola adeguata per raccontare come siano riusciti a salvarsi.

L'ATTACCO
«La gente festeggiava e mangiava - raccontano - quando sono esplosi i primi colpi». E loro, come tutti, si stavano divertendo. Serenamente. Nessun timore per possibili rischi, nonostante i fatti degli ultimi mesi, anzi la voglia di lasciarsi alle spalle un periodo obiettivamente molto difficile dopo il golpe fallito. «Eravamo a tavola», ricordano. «Ai primi colpi, è scattato il panico nel locale».

Così si sono nascosti nel posto più semplice e vicino: sotto quegli stessi tavoli intorno ai quali poco prima stavano parlando e ridendo. È da quel punto di vista sicuro - la donna bresciana avrebbe riportato una ferita all'arcata sopracciliare - che sono riusciti a farsi un'idea di quanto stesse accadendo, contribuendo alla ricostruzione.
I proiettili sono arrivati da più direzioni, assicurano. Sarebbero stati sparati sia dalla scala della pista centrale della discoteca, sia dal piano superiore dove si trova il ristorante giapponese. Almeno questo è quello che hanno sentito. Di attentatore, però, affermano di averne visto solo uno che, imbracciato il mitra, sparava sulla gente «senza pietà». I ricordi della notte sono vivi: il sangue, i corpi che cadevano, la gente che tentava la fuga, spingendosi. E ad aumentare la paura, oggi, c'è la situazione quotidiana del Paese.

È proprio per il timore di ritorsioni che vogliono mantenere l'anonimato. La preoccupazione ora per loro è il visto e, più ancora, la possibilità di fare al più presto ritorno in Italia e lasciarsi alle spalle l'orrore di quella festa finita in tragedia. Anche altri membri del gruppo avrebbero riportato ferite, ma molto lievi, escoriazioni dicono, provocate dalla fiumana di gente terrorizzata che tentava di fuggire.

L'ATLETA
«Molti sono rimasti feriti nella calca», affermano. Ferite delle quali almeno loro ora possono ridere, inclusa quella alla testa della bresciana, subito ridimensionata perché l'obiettivo è andare via presto, senza complicazioni.
La Farnesina ha dichiarato subito che nessun italiano era coinvolto ma sono stati molti a mettersi alla ricerca di parenti e amici a Istanbul per lavoro o vacanza. Gli italiani residenti, secondo gli ultimi dati Aire aggiornati al censimento 2012, sono quasi quattromila, la maggior parte dei quali, circa 2500, vivrebbe in città.

Tra loro pure l'allenatore modenese Giovanni Guidetti, coach del VakifBank Istanbul, società di pallavolo femminile, che ha scelto la Turchia per stare più vicino alla moglie, l'atleta Bahar Toksoy, e alla figlia Alison che ha pochi mesi. Abituale frequentatore del locale, quella sera per caso e fortuna non era lì. Agli italiani residenti vanno aggiunti quelli in vacanza, come i due nocerini Nicola e Meggie, anche loro lontani dal night, cercati disperatamente da amici e parenti dopo la notizia dell'attacco. Proprio gli italiani, a Natale, avevano scelto di mandare un messaggio di solidarietà dalla Turchia. Molte le iniziative di beneficenza organizzate dalle associazioni di connazionali residenti. Una per tutte, il concerto del 17 dicembre a Izmir, «dedicato - come ricordava quel giorno Il Nuovo Levantino, giornale della comunità - a tutte le vittime del terrorismo nella speranza che la Turchia ritrovi la pace che merita».

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Ultimo aggiornamento: 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA