Irma, quelle città da sogno che si scoprono indifese

Venerdì 8 Settembre 2017 di Flavio Pompetti
Irma, quelle città da sogno che si scoprono indifese

NEW YORK Houston è in ginocchio dopo il passaggio di Harvey, Miami si sta spopolando in attesa di Irma, e le città della costa atlantica settentrionale, da Washington a Boston passando per New York, si preparano ad affrontare situazioni di emergenza per il resto della stagione. Un senso generale di smarrimento si è diffuso tra i maggiori centri metropolitani degli Usa. Anche chi fino a qualche tempo fa si sentiva al riparo, protetto dalla verticalità delle costruzioni e dalla robustezza del cemento, oggi comincia a temere per la sua sicurezza.

FORZA DEVASTANTE
La forza devastante degli uragani non è una novità per il sud degli Stati Uniti. A partire dal 1851, prima data dei rilevamenti, l'istituto oceanografico nazionale ha contato 32 uragani di forza 5 prima dell'arrivo di Irma, tutti di conseguenze nefaste per le isole e le zone continentali che hanno colpito. Il più rapace è stato Mitch nel '98, con undicimila morti tra l'America Centrale, lo Yucatan e il sud della Florida. Il più dannoso almeno fino a che saranno conteggiate le conseguenze di Harvey e di Irma, è stato Katrina, con un conto di 110 miliardi di dollari. Chi ha costruito una casa lungo la costa del Golfo del Messico, dal Texas alla Florida, e chi vive lungo l'arco di isole caraibiche fino alle Key della Florida, sa di aver scelto una delle aree più vulnerabili della terra, e nella stagione tra luglio e settembre sa di trovarsi sotto l'anatema delle forze della natura, pronte a sprigionare gli attacchi più violenti. È per questo che l'architettura di lusso più moderna, da Miami a New York, si è sviluppata tutta in alto, all'interno delle fortezze grattacielo a prova di uragani e di terremoti, altra costante minaccia per le città sorte in prossimità delle faglie tettoniche. Negli ultimi tempi però anche queste città sono entrate nelle mappe delle aree a rischio. Il direttore del National Oceanic and Atmospheric Administration, Gerry Bell, aveva lanciato l'allarme a fine maggio, dopo che il suo istituto aveva registrato sintomi di maltempo straordinario già a partire dal mese di aprile, con largo anticipo sulla stagione. «Quest'anno aveva ammonito Bell l'attività degli uragani sarà fuori dall'ordinario, sia come numero di eventi che per la loro forza». Le novità rispetto al passato, secondo lui e altri esperti come il climatologo Benjamin Strauss, sono due: gli uragani crescono di numero e di forza per via del progressivo riscaldamento degli oceani che li genera. La loro forza distruttiva è moltiplicata dal fatto che in molte zone costiere il livello delle acque è già salito negli ultimi anni al punto di minacciare le case anche per un semplice acquazzone. «È come se l'uragano disponesse di una piattaforma di lancio dice Strauss dalla quale proiettarsi per raggiungere bersagli che una volta erano lontani e protetti dalla fascia di terra».

L'INONDAZIONE
Questi fenomeni sono venuti alla luce con l'inondazione causata da Sandy cinque anni fa. Sandy era un uragano di forza 3 ma con un diametro di 1.800 chilometri. Quando ha raggiunto New York i venti che lo accompagnavano erano scesi a 100 km di velocità, e la colonna d'acqua che viaggiava al suo seguito era alta poco più di due metri. Queste dimensioni gli permisero però di balzare sopra quella che una volta era stata la palude protettiva a sud della città, sommergere gli isolotti di Breezy Point e Coney Island, e inondare vaste zone di Brooklyn e di Wall Street. Chi era in alto restò all'asciutto, ma non riuscì a salvarsi dal blackout elettrico, e dall'isolamento di interi quartieri. È questo che si teme oggi tra le ville miliardarie di Miami Beach.

 

Ultimo aggiornamento: 10:31