Brexit, la Gran Bretagna ha deciso: via dall'Europa, panico sui mercati

Giovedì 23 Giugno 2016
Brexit, la Gran Bretagna ha deciso: via dall'Europa, panico sui mercati

Gran Bretagna fuori dall'Europa. Vince la Brexit al referendum. Secondo i risultati ufficiali, a favore dell'uscita del Regno Unito dalla Ue, "Leave", ha votato il 51,9% degli elettori britannici (17.410.742 milioni di voti), contro il 48,1% a favore del Remain (16.141.241). Il distacco tra i due schieramenti è quindi di oltre un milione di voti. 

Con questo verdetto, la Gran Bretagna si prepara così ad uscire dall'Unione. L'affluenza al voto è stata molto alta, sopra le previsioni, pari al 72,2% dei circa 46,5 milioni di elettori che ne avevano diritto. Secco il quesito: «Il Regno Unito deve rimanere un membro dell'Unione Europea o uscire dall'Unione Europea?». E le alternative erano due: «Remain» o «Leave», dentro o fuori. E i cittadini hanno votato per l'uscita.

 

 


Il Regno Unito dunque rompe gli ormeggi e un'alba d'incognite si apre sull'Europa dopo una notte drammatica in cui l'opinion poll che alla chiusura dei seggi del referendum dava il fronte filo-Ue in vantaggio è stato ribaltato. Fino a portare i Leave, sostenitori del divorzio, a oltre un milione di voti in più. Il leader storico degli euroscettici dell'Ukip, Nigel Farage, l'unico a sbilanciarsi in una raffica di dichiarazioni durante lo spoglio, canta vittoria: «Questa è l'alba di un Regno Unito indipendente, oggi è il nostro Independence Day, è arrivato il momento di liberarci da Bruxelles».

Londra e la Scozia non sono riuscite a compensare la valanga dell'Inghilterra profonda, ma anche del Galles. Forse un ruolo lo ha giocato anche il maltempo, con l'impatto che la pioggia torrenziale di ieri ha avuto sull'affluenza alle urne nella capitale.

Drammatica la reazione dei mercati. Dopo l'euforia seguita al primo opinion poll che aveva dato Remain al 52%, la sterlina è piombata ai minimi storici sul dollaro dopo una discesa a precipizio peggiore di quella del Venerdì Nero del 1992. Panico nelle borse asiatiche e a picco i futures sul mercato di Londra.

Cameron si dimette. Intanto il primo ministro conservatore Davi Cameron, sconfessato in primo luogo dall'elettorato del suo partito e sfidato in casa in particolare dal rampante ex sindaco di Londra Boris Johnson, capofila non ufficiale dello schieramento dei Leave, ha annunciato che lascerà il governo: serve una nuova leadership ha detto. Sarà quindi un altro primo ministro a guidare i negoziati per l'uscita dall'Unione europea. Quel referendum che lui stesso aveva promesso e poi convocato credendo di poter dare un contentino sul fronte interno lo ha invece travolto. «Il genio dell'euroscetticismo è uscito dalla lampada», ha tuonato il tribuno Farage. E forse non solo in Gran Bretagna.

I negoziati per l'uscita. Il semplice risultato del referendum sulla Brexit tuttavia, ha puntualizzato una fonte Ue, non fa scattare automaticamente l'avvio dell'articolo 50 del Trattato Ue per l'uscita di un Paese dall'Ue. È necessaria una notifica formale da parte del governo britannico che «esprima in modo non ambiguo e in forma precisa l'intenzione di abbandonare» l'Unione. Ma questo fa parte del complicato negoziato che si apre ora fra Londra e Bruxelles. Anche se i vertici dell'Unione hanno già avvertito: ora ci aspettiamo che il governo del Regno Unito «dia effetto alla decisione del popolo britannico al più presto possibile, per quanto doloroso potrà essere il processo».

Domani a Berlino si vedranno i ministri degli Esteri dei Paesi fondatori, dove Francia e Germania rinnoveranno il loro asse strategico presentandosi con un documento comune. Lunedì, sempre nella capitale tedesca, sarà la volta dei leader con la cancelliera Angela Merkel, il presidente Fran‡ois Hollande e il premier Matteo Renzi. «Ora si volta pagina», ha commentato in una conferenza stampa a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio: «Sono qui per dirvi che l'Italia farà la sua parte nel percorso che si apre. Il governo e le istituzioni europee sono nelle condizioni di
garantire con ogni mezzo la stabilità finanziaria e la sicurezza dei consumatori», ha aggiunto, mentre Merkel ha posto l'accento sul «taglio netto» per l'Europa, invitando a un'analisi «calma e composta» dell'esito del referendum.

Euroscettici all'attacco. Intanto nel resto d'Europa l'esito del referendum ha galvanizzato gli euroscettici che vorrebbero seguire l'esempio dei britannici. A partire dal Front National di Marine Le Pen che, in vista delle elezioni presidenziali nella primavera del 2017, ha annunciato «un referendum entro sei mesi» in caso di vittoria nella corsa all'Eliseo. Mentre il leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato la raccolta di firme per una proposta di legge che permetta agli italiani di esprimersi sui trattati europei.
 

Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA